Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato le sue dimissioni, a meno di un anno dalla sua nomina alla guida del governo. La decisione, comunicata il 7 settembre, arriva dopo settimane di pressioni interne al Partito Liberal Democratico (LDP), in seguito alla pesante sconfitta subita alle elezioni per la Camera Alta lo scorso luglio. Ishiba, 68 anni, aveva assunto l’incarico con l’obiettivo di rilanciare l’economia e rafforzare la coesione interna del partito, ma il suo mandato è stato segnato da una rapida perdita di consenso. Dopo aver perso la maggioranza nella Camera Bassa nel 2024, il LDP ha subito un ulteriore tracollo, scivolando in minoranza anche nella Camera Alta. Il voto ha evidenziato un profondo malcontento popolare, legato al rallentamento economico, all’aumento del costo della vita e alla percezione di immobilismo politico. Secondo fonti interne, Ishiba avrebbe resistito fino all’ultimo alle richieste di dimissioni, sostenendo la necessità di un governo stabile per affrontare le sfide economiche. “Quasi un decimo dei lavoratori vive al salario minimo o quasi. Prima di tutto, credo di dover dedicare tutti i miei sforzi a realizzare ciò che la gente vuole veramente,” aveva dichiarato pochi giorni fa. Ma la pressione è diventata insostenibile: quattro alti funzionari del LDP, tra cui il numero due Hiroshi Moriyama, hanno rassegnato le dimissioni, mentre il ministro dell’Agricoltura e un ex primo ministro hanno incontrato Ishiba per sollecitare un passo indietro. Ora si apre la corsa alla leadership del partito, con una nuova elezione interna prevista nei prossimi giorni. Il successore dovrà affrontare un Paese diviso, una crisi economica in corso e una crescente sfiducia nelle istituzioni. Per Ishiba, il sogno di guidare il Giappone si è infranto contro le urne. E per il LDP, è tempo di ricostruire.