All’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha richiamato con forza l’attenzione sulla crisi in Sudan. Il conflitto, aggravato da una frana devastante e da epidemie, ha lasciato migliaia di persone senza cibo, acqua e assistenza medica. “Chiedo ai responsabili politici e alla comunità internazionale di fermare la catastrofe umanitaria in corso”, ha detto il Pontefice, invocando corridoi umanitari e una risposta coordinata. L’appello, accolto da un lungo applauso, ha segnato il momento più intenso dell’incontro.
Emergenza dimenticata e responsabilità globale
Il Papa ha ricordato che le popolazioni civili sono le prime vittime delle guerre e delle carestie. Ha parlato di donne e bambini che vivono senza riparo né cure, mentre gli scontri armati impediscono l’arrivo degli aiuti. Ha aggiunto che il Sudan non è un caso isolato ma un esempio di come i conflitti, quando non trovano soluzione politica, si trasformino in disastri umanitari. “Non possiamo permettere che i più vulnerabili restino ostaggi di interessi politici e militari”, ha ammonito Leone XIV.
Un invito al dialogo
Nelle sue parole non c’era solo la denuncia delle sofferenze, ma anche un richiamo alla responsabilità diplomatica. Il Papa ha chiesto l’avvio di un dialogo serio e inclusivo, spiegando che solo un confronto aperto tra le parti può restituire speranza e dignità a chi oggi è costretto alla fuga o alla fame. Ha invitato governi e istituzioni internazionali a non fermarsi a interventi d’emergenza, ma a costruire percorsi di pace che guardino al futuro.
La catechesi: “Ho sete”
Dopo l’appello internazionale, Leone XIV ha proseguito il ciclo di catechesi giubilare sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”. Ha commentato le parole pronunciate da Gesù sulla croce: «Ho sete». Il Papa ha spiegato che non si tratta solo di un bisogno fisico, ma di un segno di amore e di comunione. Ha descritto Cristo come un “mendicante d’amore” che, invece di proclamare la sua vittoria, rivela la fragilità della condizione umana.
La fragilità come via alla salvezza
Il Pontefice ha osservato che Gesù, chiedendo da bere, mostra che nessuno basta a se stesso. Solo dopo aver ricevuto da mani sconosciute una spugna imbevuta di aceto pronuncia la frase «È compiuto». Secondo il Papa questo gesto dimostra che l’amore, diventato bisognoso, ha compiuto la sua opera. Ha invitato i fedeli a riflettere su quanto la società moderna esalti l’autosufficienza e la prestazione, mentre la fede insegna che la debolezza e l’apertura agli altri sono la vera forza.
Un pensiero ai giovani e al nuovo anno scolastico
Durante i saluti in diverse lingue, Leone XIV ha rivolto un pensiero speciale agli studenti e agli insegnanti che tornano tra i banchi. Li ha affidati all’intercessione dei Beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, prossimi alla canonizzazione, chiedendo che possano vivere l’anno con fiducia e impegno. Ha sottolineato che lo studio non è solo preparazione al lavoro, ma anche un cammino di crescita umana e spirituale.