In occasione della Giornata dell’Indipendenza dell’Ucraina, il Presidente americano Donald Trump ha inviato un messaggio di sostegno a Kiev, sottolineando la resilienza e il coraggio del popolo ucraino. Il messaggio è stato diffuso dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha ringraziato Washington per la vicinanza. “Il popolo ucraino ha uno spirito indomabile, e il coraggio del vostro Paese ispira molti. In questo giorno importante sappiate che gli Stati Uniti rispettano la vostra lotta, onorano i vostri sacrifici e credono nel vostro futuro come Stato indipendente”, ha dichiarato Trump.
Zelensky, a sua volta, ha risposto con parole di gratitudine:
“Apprezziamo le vostre parole calorose rivolte al popolo ucraino e ringraziamo gli Stati Uniti d’America per stare fianco a fianco con l’Ucraina, difendendo ciò che è più prezioso: l’indipendenza, la libertà e la pace garantita.”
La mossa di Pechino
Sul fronte internazionale, si inserisce anche la prospettiva di un coinvolgimento della Cina nella gestione della crisi. Secondo quanto dichiarato da Ettore Sequi, già ambasciatore in Cina e segretario generale della Farnesina, intervistato da ‘Il Messaggero’, Pechino sarebbe pronta a inviare peacekeepers in Ucraina. “È anzitutto una questione di status – ha spiegato Sequi – poi vogliono evitare lo schema del ‘Kissinger ribaltato’, cioè un contenimento congiunto di Washington e Mosca nei confronti di Pechino, e allo stesso tempo prolungare la dipendenza della Russia dalla Cina, che riceve energia a prezzi bassi in cambio del sostegno dato a Mosca.”
Secondo Sequi, l’asse Mosca-Pechino rimane però un “matrimonio di convenienza”: cooperazione strategica ma punteggiata da diffidenze, specialmente in Asia centrale, dove la Nuova Via della Seta cinese si sovrappone agli interessi storici russi.
Un’operazione di soft power
Per la Cina, l’eventuale invio di peacekeepers in Ucraina avrebbe anche un forte valore simbolico:
consolidare l’immagine di potenza responsabile e prevedibile,
accrescere il soft power nel Sud globale,
differenziarsi dagli Stati Uniti, che “impongono dazi ai Paesi africani”, mentre Pechino “cancella debiti e apre mercati”, sottolinea l’ex ambasciatore.
Sarebbe inoltre la prima volta che la Cina partecipa a un’operazione di mantenimento della pace in Europa, segnando un potenziale cambio di passo nella sua proiezione internazionale.