0

Lavoro, immigrazione, sviluppo, l’Italia pensi ora alle sue sfide

Rivolgiamo maggiore attenzione alle nostre necessità. Servirà un piano Mattei anche da noi che tenga insieme economia, legalità, inclusione e coesione sociale
domenica, 24 Agosto 2025
3 minuti di lettura

Il domani è iniziato, il Paese ha bisogno di maestranze qualificate, di integrazione civile e produttiva. Siamo di fronte a cambiamenti epocali che vanno governati con determinazione

Entro il 2030 il 43% della gioventù mondiale sarà Africana; in Molise così come in Calabria per fronteggiare la carenza di medici negli ospedali saranno assunti giovani dottori provenienti da Cuba. La società di analisi socio economiche di Mestre, la Cgia ci informa che entro il 2029 assisteremo ad una “fuga del lavoro”, e dovremmo sostituire 3 milioni di maestranze che andranno in pensione.

Mentre a un anno e mezzo dal suo lancio, il Piano Mattei voluto dal Governo italiano per sostenere lo sviluppo dell’Africa, entra nel vivo con finanziamenti e progetti. Quindi corsi di formazione, di promozione di attività produttive con scuole professionali in loco, per il sostegno alle economie locali. Tutto bene e già tutto numericamente previsto.

A questo punto c’è da chiedersi noi in Italia cosa faremo per evitare oltre al declino democratico, l’emergenza lavoro e lo squilibrio dei conti previdenziali?

Pensare alle sfide del Paese

È una domanda non affatto retorica ma per noi di pura emergenza, perché assistiamo ad un fatto, il nostro impegno giusto e sacrosanto per la pace nei luoghi in guerra, ma stiamo forse tralasciando, tutto ciò che ci aspetta a casa nostra. Una riflessione su questo tema va fatta cercando soprattutto delle soluzioni.

Le notizie recentissime appena elencate riguardano il futuro dell’Italia dei suoi lavoratori, dei pensionati, di chi gestirà i servizi ad esempio della sanità, e di chi avrà in mano le redini del Paese già tra pochi anni. Posto che gli italiani tra non molto si ritroveranno più invecchiati, più bisognosi di assistenza in particolare sanitaria, e la necessità di incentivare servizi da quelli più umili a quelli che richiedono un alto grado di professionalità.

La svolta è epocale per questo serviranno misure altrettanto impegnative in particolare per l’immigrazione. Anche in questo contesto va fatto un ragionamento , ci impegniamo molto – com’è giusto ed umanamente necessario ed eticamente fare – nel salvataggio di chi vuole raggiungere le nostre coste e cercare migliore fortuna nel nostro Paese e altrove, ma dobbiamo anche impegnarci di più a creare le condizioni di chi vuole rimanere per un inserimento vero nel mondo del lavoro.

Integrare con impegno

Noi ne elenchiamo qualcuna come ad esempio al di là dei credo religiosi chi verrà in Italia dovrà uniformarsi al nostro ordinamento giuridico che non solo una questione di leggi e norme ma un modo di vivere socialmente di educazione civica rispetto alla nostra cultura. Non è una imposizione ma un fatto normale di integrazione. Per dirla tutta anche noi italiani dovremmo “rieducarci” al ruolo di cittadini di un Paese che ha realizzato una storia e conquiste memoriali nella scienza, arte, cultura e civiltà. Come promuovere e realizzare questo cambiamento?

Capire la nostra Costituzione

Serve se vogliamo agire con serietà una strategia organica e lungimirante che vada oltre la gestione dell’emergenza e costruisca un vero modello di integrazione attiva. Alcune proposte concrete che possiamo mettere in campo fin da subito sono in primo luogo dei “Programmi di formazione linguistica e civica obbligatori e gratuiti”, per i nuovi arrivati. Con un focus sul funzionamento dello Stato italiano, i diritti e doveri civici, la Costituzione e il rispetto delle leggi. Questo percorso dovrebbe rappresentare il primo passo verso una cittadinanza consapevole.

Verificare le qualità professionali

Servirà poi una valutazione rapida e trasparente dei possibili titoli di studio e delle qualifiche professionali, per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro in ruoli qualificati come ad esempio medici, infermieri, ingegneri, insegnanti; e non disperdere competenze già acquisite nel paese d’origine.

Dare incentivi alle imprese

Soprattutto vanno dati in maniera snella e non con lungaggini burocratiche, Incentivi alle imprese che assumono lavoratori immigrati in settori carenti di manodopera. Bisogna prevedere sgravi fiscali, formazione duale e tirocini retribuiti, soprattutto nei settori strategici come edilizia, agricoltura, assistenza alla persona e artigianato specializzato.

Scuole, studenti e inclusioni

Avvio di scuole professionali miste, aperte sia a italiani sia a immigrati, con corsi pratici co-progettati con le imprese del territorio e orientati a settori in crescita. Questo modello favorirebbe l’inclusione, l’apprendimento della lingua attraverso il lavoro e la creazione di reti sociali.

Assunzioni e conti Inps

Queste politiche, se ben coordinate, non solo risponderebbero alla necessità urgente di forza lavoro, ma contribuirebbero anche a riequilibrare i conti dell’INPS, garantendo l’ingresso di nuovi contribuenti nel sistema previdenziale.

Serve una visione del futuro

L’Italia ha bisogno di giovani, di lavoratori, di idee nuove. Ma ha anche bisogno di una visione chiara, che tenga insieme sviluppo, legalità, inclusione e coesione sociale. L’integrazione non è una concessione: è un investimento strategico per il futuro del Paese.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:

Potrebbero interessarti

Meloni, scintille con le opposizioni: “Tifate contro l’Italia, ma le vostre macumbe non funzionano”

Nelle comunicazioni alla Camera dei Deputati in vista del Consiglio…

Cgia: gas, tassare gli extraprofitti, anche società di Stato eludono

No all’accanimento fiscale su imprese energetiche, ora però paghino. È…