L’Unione Europea ha espresso una dura condanna al progetto di espansione coloniale in Cisgiordania annunciato dal ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich. L’Alto rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, ha invitato Israele a “desistere” dal piano di costruzione di migliaia di nuove abitazioni nell’area di E1, ritenuta cruciale per la continuità territoriale palestinese. Bruxelles avverte che, se attuato, il progetto interromperebbe in modo definitivo il collegamento tra Gerusalemme Est e la Cisgiordania, minando la prospettiva di una soluzione a due Stati e violando il diritto internazionale. Anche la Germania ha definito “inaccettabile” l’annuncio, chiedendo a Israele di fermare la costruzione. Sulla stessa linea la Turchia, che ha parlato di “violazione palese del diritto internazionale” e di un passo che “isola di fatto la Cisgiordania da Gerusalemme Est” e distrugge le speranze di pace. Anche la Tunisia ha condannato fermamente le dichiarazioni del premier Benjamin Netanyahu sulla creazione di un “Grande Israele”, interpretandole come un progetto di espansione e di espulsione dei palestinesi. Tunisi ha definito tali parole “una flagrante violazione del diritto internazionale” e un segnale della “mentalità coloniale e razzista” del governo israeliano, chiedendo al Consiglio di Sicurezza ONU di intervenire.
Crisi umanitaria estrema
Secondo l’ONU, negli ultimi due giorni i bombardamenti israeliani si sono intensificati su Gaza City, Deir al Balah e Khan Younis, colpendo edifici residenziali e tende che ospitano sfollati. Il portavoce Stephane Dujarric ha denunciato “un elevato numero di vittime” e avvertito che un’operazione di terra nella città di Gaza potrebbe spingere migliaia di famiglie “oltre il limite della sopravvivenza”. L’ONU segnala che l’86% della Striscia è ormai zona militarizzata o soggetta a ordini di evacuazione, impedendo alle organizzazioni umanitarie di operare. Da oltre cinque mesi è in vigore il divieto israeliano di ingresso di materiali per rifugi, mentre le temperature elevate aggravano le condizioni di centinaia di migliaia di persone senza protezione.
Nuova provocazione di Ben Gvir
Il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha visitato in carcere Marwan Barghouti, storico leader di Fatah, pubblicando un filmato in cui sembra deriderlo. Si tratta delle prime immagini di Barghouti in oltre dieci anni. La famiglia denuncia isolamento, percosse e condizioni di salute precarie, accuse respinte dal servizio penitenziario. L’ANP parla di “atto di terrorismo di Stato” e chiede un intervento internazionale per la protezione dei detenuti palestinesi.
Vittime e operazioni militari
L’esercito israeliano ha annunciato l’uccisione di Nasser Musa, ritenuto capo del dipartimento di controllo militare di Hamas nella Brigata Rafah, durante un raid a Khan Younis. Secondo fonti mediche locali, almeno 16 palestinesi sono stati uccisi ieri, tra cui cinque persone in fila per ricevere aiuti umanitari.
Trump favorevole a presenza giornalisti a Gaza
Il presidente statunitense Donald Trump si è detto “assolutamente favorevole” a consentire ai giornalisti l’accesso a Gaza per documentare gli sforzi umanitari, pur definendo l’area “molto pericolosa”. Interpellato dai media alla Casa Bianca, ha dichiarato che sarebbe “molto d’accordo” con questa ipotesi.
Libano, rischio di guerra civile
In Libano, il leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha avvertito che la decisione del governo di disarmare il movimento entro la fine dell’anno potrebbe provocare una guerra civile. In un discorso trasmesso da Al Manar, Qassem ha accusato l’esecutivo di “consegnare il Paese a Israele” e ha ribadito la disponibilità a “dare battaglia” per difendere l’arsenale del gruppo. Le sue parole arrivano dopo un incontro con un alto funzionario della sicurezza iraniana, principale sostenitore di Hezbollah.