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Bankitalia: il credito riparte trainato dalle famiglie, segnali di risveglio per le imprese

A giugno erogazioni al settore privato salite dell’1,1% su dodici mesi. L’istituto centrale rileva mutui e credito al consumo in aumento dell’1,8% per i nuclei domestici, mentre le società segnano un +0,3% dopo mesi di calo
martedì, 12 Agosto 2025
2 minuti di lettura

Il credito torna a respirare in Italia, sostenuto in particolare dalle famiglie, mentre le imprese mostrano segnali di cauto ottimismo dopo mesi di contrazione. A giugno, secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia nella nota ‘Banche e moneta: serie nazionali’, i prestiti al settore privato sono aumentati dell’1,1% su base annua, in accelerazione dallo 0,7% di maggio.

Un segnale di vitalità che si concentra soprattutto nei finanziamenti alle famiglie, cresciuti dell’1,8% (dal +1,5% del mese precedente), mentre per le società non finanziarie si registra un incremento dello 0,3%, una svolta netta rispetto al -1,4% registrato a maggio.

L’andamento dei depositi riflette invece una maggiore prudenza: la raccolta dal settore privato è cresciuta appena dello 0,5%, ben al di sotto del +3,8% segnato a maggio. In compenso, la raccolta obbligazionaria è tornata in positivo (+1,4% dopo il -0,2% del mese precedente), segnale di un parziale ritorno di interesse per strumenti a rendimento fisso.

Sul fronte dei tassi di interesse, il Taeg sui nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni si è attestato al 3,60% (3,58% a maggio), con l’8,8% delle nuove erogazioni a tasso variabile di breve periodo, in crescita rispetto al 7,2% del mese precedente. Il credito al consumo si conferma costoso, con un Taeg medio al 10,15%.

Per le imprese, i tassi sui nuovi prestiti sono scesi al 3,61% dal 3,66% di maggio: 4,17% per importi fino a 1 milione di euro, 3,32% oltre questa soglia. I tassi passivi sui depositi sono calati leggermente allo 0,67% (0,70% a maggio).

In soldoni, questi sono valori che segnalano che, pur in presenza di un orientamento più accomodante della Banca centrale europea e di tassi ufficiali in discesa, il costo del credito per famiglie e imprese resta superiore alla media pre-crisi inflazionistica del 2021-2022.

Lo sguardo della Bei

Il quadro italiano si inserisce in un contesto europeo che, secondo l’ultimo Bollettino economico della Banca europea per gli investimenti, rimane fragile. La Bei ha stimato per l’Eurozona una crescita dello 0,6% nel 2025, con rischi al ribasso legati alla debolezza della domanda globale, alle tensioni geopolitiche e al rallentamento di alcune economie chiave.

L’inflazione dovrebbe chiudere l’anno attorno al 2,3%, ancora sostenuta dai servizi e da un’energia soggetta a forti oscillazioni. Il documento ha rivelato come, nonostante l’allentamento della politica monetaria da parte della Bce, l’investimento privato stenti a ripartire: molte imprese rinviano i piani di spesa a causa dell’incertezza e dell’elevato costo del capitale, soprattutto nei Paesi mediterranei e in alcuni settori energivori.

In Italia la ripresa dei prestiti alle famiglie è trainata in gran parte dal comparto immobiliare. Dopo mesi di stop legati ai tassi elevati, si osserva un parziale ritorno alla domanda di mutui, favorito sia dal leggero calo dei tassi sia dalla stabilità occupazionale. La domanda di credito al consumo, seppur cara, resta sostenuta dall’acquisto di beni durevoli e dalla spinta di settori come l’automotive e l’elettronica.

Per le imprese, il segno positivo nei prestiti di giugno è incoraggiante ma ancora fragile. L’aumento dello 0,3% è frutto soprattutto di operazioni di breve termine e di richieste da parte di aziende esportatrici che beneficiano della domanda extra-Ue. Restano invece deboli gli investimenti strutturali in settori a bassa marginalità o fortemente indebitati.

Politica economica

Secondo la Banca europea per gli investimenti il miglioramento del credito in Italia potrebbe consolidarsi se la bce proseguirà con la riduzione graduale dei tassi e se il contesto internazionale offrirà maggiore visibilità alle imprese.

Ma la Bei ha messo in guardia da un’eccessiva fiducia: la stagnazione degli investimenti pubblici e privati rischia di pesare sulla crescita futura, mentre la produttività resta bassa in gran parte dell’Eurozona.

Per Bankitalia il prossimo semestre sarà decisivo: se la domanda di credito continuerà a crescere, potrebbe rafforzarsi l’effetto moltiplicatore su consumi e investimenti. Ma il quadro macro suggerisce di mantenere alta l’attenzione, con politiche fiscali e industriali mirate a sostenere l’attività produttiva.

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