mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Esteri

Quanto vale l’amico italiano per lo Zio Sam

Con una serie di articoli “La Discussione” sta riproponendo l’attualità e l’importanza per l’Italia di un rinnovato rapporto con gli Stati Uniti, sul piano diplomatico, strategico e di cooperazione economica. Dati i rapporti di forza tra la prima potenza economica e militare del mondo e un Paese, come il nostro, che in Europa è trattato con supponenza e commiserazione, sembra ovvio che più strette relazioni tra Roma e Washington comportino un prevalente vantaggio per noi.

Ma è proprio così?

Nessuna relazione ha possibilità di durare nel tempo e di essere proficua se è squilibrata e se favorisce solo una delle parti.

Il Piano Marshall non era un solo un gesto di generosità a fondo perduto degli Stati Uniti ma rientrava in una strategia che mirava a far risollevare dalla distruzione bellica 18 Stati che altrimenti avrebbero rischiato di finire, direttamente o indirettamente, nell’orbita dell’influenza sovietica.

Una collaborazione organica tra USA e Italia oggi ha senso solo se ci possono essere significativi ritorni positivi anche per l’amico americano.

Da tempo gli Stati Uniti non hanno in Europa un alleato affidabile. A parte il tradizionale legame con il Regno Unito, il Governo di Washington stenta a costruire relazioni diplomatiche rafforzate con la Germania e con la Francia. Nei confronti della Germania da tempo esistono forti incomprensioni e anche qualche serio conflitto economico, come quello esploso nel settore dell’automobile.

Agli occhi degli Stati Uniti la Germania è percepita come la potenza egemone nel Vecchio Continente che condiziona con le sue scelte le politiche degli altri membri dell’Unione e anche l’andamento dell’economia mondiale.

Sono note le polemiche di varie amministrazioni americane, sia democratiche che repubblicane, contro l’eccesso di surplus commerciale tedesco e il rifiuto di Berlino di attuare politiche espansive della domanda interna tedesca che hanno avuto un doppio effetto deflazionistico sia sull’euro che sull’economia mondiale. Più volte gli USA hanno chiesto, invano, alla Germania di ridurre il suo vantaggio competitivo basato sul surplus commerciale per rilanciare l’economia europea e far crescere i flussi di scambi commerciali con l’altra sponda dell’Atlantico.

Se l’Europa è considerata, a torto o a ragione, una “fortezza”, la Germania per l’America è la vera plancia di comando di questa corazzata e questo non può fare certo piacere ad un Paese che deve già misurarsi con la forza commerciale della Cina.

Per quanto riguarda la Francia, è nota la rivendicazione da parte di Parigi di un proprio primato basato sull’alto concetto di sé che ha quel Paese, dai tempi di De Gaulle, e sulla sua riluttanza a concordare con altri la propria politica internazionale.

Francia e Germania sono potenze economiche – e la Francia anche potenza nucleare con la sua force de frappe – che giocano sullo scacchiere internazionale le proprie carte senza avere una visione strategica in chiave europea e senza tener conto degli interessi degli Stati Uniti ed entrando spesso in aspro conflitto con la diplomazia e l’economia americana.

L’asse franco-tedesco riduce notevolmente gli spazi di manovra degli Stati Uniti senza costituire automaticamente un punto di forza per gli altri 25 Paesi europei.

L’uscita del Regno Unito dall’Europa servirà ben poco agli USA per tornare ad esercitare un ruolo di maggior prestigio nel contesto delle potenze economiche occidentali. Troppe sono le incognite sulla tenuta stessa dell’Unione britannica che dovrà fronteggiare le richieste di indipendenza della Scozia e il rebus di un’Irlanda tentata da vecchie nostalgie.

Eppure mai come adesso Washington, impegnata-con ritardo-a contrastare la crescente egemonia della Cina, avrebbe bisogno di una forte sponda europea. Una vera politica euro-atlantica sarebbe la soluzione più lungimirante in grado di costituire un solido asse per bilanciare l’inevitabile rafforzamento della potenza cinese, non solo nell’Est asiatico, e lo sviluppo di possibili legami più stretti con la Russia.

L’Italia potrebbe essere l’interlocutore giusto per gli Stati Uniti, un alleato nel cuore dell’Europa con cui concordare strategie e su cui poter contare, valorizzandone il ruolo soprattutto nell’area mediterranea.

Gli Stati Uniti hanno bisogno dell’Italia per evitare di confinarsi in un isolamento che nel lungo periodo potrebbe indebolire il loro ruolo di potenza mondiale e renderli meno rilevanti anche per il resto dell’Europa. L’Italia potrebbe costituire il punto di riferimento di una rete di altri Paesi europei che, in assenza di una politica estera e strategica dell’Europa, potrebbero coordinarsi con gli Stati Uniti e sviluppare iniziative diplomatiche comuni. Se questo succedesse, l’intera Europa – suo malgrado- ne potrebbe trarre anche positivo giovamento uscendo dall’attuale irrilevanza negli equilibri mondiali.

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