sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Modificato il disciplinare sulla patata del Fucino. La decisione è in Gazzetta Ufficiale!

La notizia è di quelle che fanno scalpore, soprattutto in questo periodo ancora terribile di post-epidemia e viene dal Ministero delle Politiche agricole e alimentari: c’è stata una modifica, per quanto “minore”, del disciplinare di produzione della patata del Fucino.

Che si tratti di una decisione legislativa di primaria importanza, che vede coinvolta addirittura l’Unione europea, è confermato dal fatto che la decisione è stata pubblicata su Gazzetta ufficiale del 19 maggio scorso.

Una pubblicazione che per completezza dell’informazione vi riportiamo integralmente, sicuri di far cosa gradita ali nostri lettori.

IL DIRIGENTE DELLA ……
della direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica

Visto il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modifiche ed integrazioni, recante «Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni» ed, in particolare l’art. 4, comma 2 e gli artt. 14, 16 e 17;
Visto il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari;
Visto il regolamento (UE) n. 656/2016 della Commissione del 18 aprile 2016 con il quale è stata iscritta nel registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette, la indicazione geografica protetta «Patata del Fucino»;
Considerato che, è stata richiesta ai sensi dell’art. 53, paragrafo 2, secondo comma del regolamento (UE) n. 1151/2012 una modifica minore del disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta di cui sopra;
Considerato che, la Commissione europea ha approvato la presente modifica minore ai sensi dell’art. 6, paragrafo 2, terzo comma, del regolamento delegato (UE) n. 664/2014;
Ritenuto che sussista l’esigenza di pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana il disciplinare di produzione attualmente vigente, a seguito dell’approvazione della modifica richiesta della I.G.P. «Patata del Fucino», affinché le disposizioni contenute nel predetto documento siano accessibili per informazione erga omnes sul territorio nazionale;

Provvede:

Alla pubblicazione dell’allegato disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta «Patata del Fucino», nella stesura risultante a seguito dell’approvazione della domanda di modifica minore pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea – Serie C 171 del 19 maggio 2020.
I produttori che intendono porre in commercio la indicazione geografica protetta «Patata del Fucino», sono tenuti al rispetto dell’allegato disciplinare di produzione e di tutte le condizioni previste dalla normativa vigente in materia.

Roma, 19 maggio 2020

È tutto vero, non è uno scherzo. I nostri lettori avranno capito tutto, scritto in un italiano chiarissimo, di facilissima comprensione.

Ma che Paese siamo, c’era bisogno di scomodare la Gazzetta ufficiale per una cosa del genere? E, stabilita la necessità impellente di doverlo fare, si poteva utilizzare un linguaggio meno burocratico ed arido, accessibile ai più, in modo che anche il cittadino medio potesse comprendere le ragioni di questa straordinaria innovazione? Invece no, rimandi continui ad altre leggi e ad altri paragrafi, circonlocuzioni criptiche, un mondo misterioso per soli addetti ai lavori. Tutto il contrario di quanto, indipendentemente dall’importanza dell’oggetto (non se l’abbiano a male i cultori e i coltivatori della patata del Fucino), dovrebbe invece risultare dalla lettura della Gazzetta ufficiale, che è lo strumento con il quale una legge viene portata a conoscenza del cittadino e che appunto impedisce a chiunque di potersi trincerare dietro l’ignorantia iuris. Ma pubblicare una decisione del genere in questi termini è, in linea astratta, come non averla pubblicata, perché viene meno al principio di una corretta informazione per il destinatario potenziale della norma.

Questa esilarante vicenda sulla patata del Fucino ci offre però lo spunto per una riflessione di più largo respiro. La verità è che la burocrazia sta soffocando il nostro Paese e per venirne fuori non sarà semplice, perché esiste ormai una intera generazione di funzionari statali cresciuta e formata nell’alveo di queste prassi e che sarà difficile riconvertire.

L’abominio più devastante nell’ambito del burocratese è quello del codice degli appalti. Bisogna leggerselo per rendersene conto, vi compaiono termini astrusi, incomprensibili, sono stati coniati neologismi assurdi che fanno inorridire i puristi della nostra lingua. Questo a prescindere dai contenuti pazzeschi, frutto della campagna giustizialista alla quale il nostro povero paese è stato sottoposto nell’ultimo decennio e che ha finito per paralizzare qualsiasi opera pubblica. Per fortuna qualcuno che riflette c’è ancora e si parla, seppur timidamente, per non urtare la suscettibilità di Di Maio e company, di esportare il metodo Genova, sulla ricostruzione dell’ex ponte Morandi, per il varo di altre infrastrutture urgenti.

Del resto basterebbe leggersi i dpcm di Conte per capire lo stato di aberrazione cui siamo pervenuti. L’ultimo di oltre 400 pagine è come se fosse la terminologia usata per la regolamentazione della patata del Fucino moltiplicata all’infinito. C’è da mettersi le mani nei capelli. Gli imprenditori che chiedono i 25 mila euro (ora lievitati a trentamila) per fronteggiare la crisi da Coronavirus debbono esibire alle banche 19 documenti. Come siamo ridotti male.

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