Vite da sogno, vacanze in resort esclusivi, abiti, gioielli, make-up sempre nuovi e impeccabili, eventi, party all’ultima moda. Insomma, la vita degli influencer sembra essere oggi la massima ambizione cui aspirare per molti giovani. E come dargli torto: minimo sforzo, massimo risultato. Una pioggia di denaro e una vita a cinque stelle. Ma questa ostentazione rappresenta davvero la realtà? Forse sì, per alcuni, ma si parla di un numero ristretto, una vera élite che ha sostituito figure del passato simil soubrette degli anni 2000. Una popolarità che prima passava dai media tradizionali e che ora si è trasferita sui social. Le dinamiche, però, sono sempre le stesse: gossip, emulazione, ospitate in TV.
Quando i numeri non bastano
Un tempo diventare famosi era un’impresa per pochi. Servivano anni di gavetta, visibilità televisiva, conoscenze e tanta fortuna. Le veline, le soubrette, le starlette passavano attraverso un sistema selettivo e chiuso. Come cantava Gianni Morandi, “uno su mille ce la fa”. Ed era proprio così: una ristretta cerchia riusciva ad accedere a fama e successo. Oggi i social hanno democratizzato l’accesso alla notorietà. Basta uno smartphone, un profilo curato e un po’ di intuito verso le tendenze. In teoria chiunque può diventare influencer. Ma proprio per questo oggi ci provano tutti. E il risultato è un sovraffollamento di profili che si somigliano, che rincorrono lo stesso sogno: emergere, farsi notare, monetizzare. E a questo punto i soli numeri non bastano, avere tanti follower non è sufficiente. Conta chi ti segue, quanto è attivo, se ha potere d’acquisto, se può trasformarsi in un target appetibile per i brand. Il pubblico giusto vale più di migliaia di follower inattivi o acquistati. Ed è lì che si gioca la partita dell’influencer marketing oggi.
La verità dietro l’influencer marketing
L’influencer è quella figura che, attraverso il proprio lifestyle o tratti distintivi, riesce a orientare i gusti del mercato dei propri follower. Questi ultimi, affascinati dai valori incarnati dal personaggio, decidono con un semplice clic di restare aggiornati su ogni sua novità. Per l’influencer, tutto ciò si traduce in guadagno: le aziende pagano perché si sponsorizzino i propri prodotti; resort e ristoranti offrono soggiorni gratuiti; i PR si contendono i profili più seguiti per avere visibilità ai loro eventi. Ma per restare “in hype” serve sempre un prerequisito: i numeri. Ecco allora che spesso si ricorre a follower comprati. Esistono veri e propri pacchetti online che, con pochi euro, promettono migliaia di seguaci. Una pratica fallace, perché facilmente smascherabile, utile solo all’immagine di chi vuole entrare nel giro. E torniamo al discorso di prima, alla qualità del pubblico: avere una community composta da persone benestanti, interessate al lusso, può tradursi in contratti con brand prestigiosi. Diverso il caso della signora settantenne che cucina polpette – pur se seguitissima – che difficilmente attirerà aziende del lusso.
Una vita di apparenze (e sacrifici)
Il lifestyle è tutto. Gli account “aesthetic” mostrano una quotidianità da rivista patinata: ambienti perfetti, oggetti costosi, outfit griffati. Ma spesso, chi li mostra non ha davvero i mezzi per sostenere questo stile. Per molti è un investimento a lungo termine: i pochi soldi guadagnati vengono reinvestiti in viaggi, cene, abiti, tutto per restare nel giro, attrarre nuovi follower, ottenere nuove collaborazioni.
È una vita di apparenze, dove si controllano ossessivamente i like, i follower persi o guadagnati e dove anche una semplice pizza deve aspettare lo scatto “più estetico”. Il tutto senza alcuna certezza per il futuro. Il mondo dei social è imprevedibile: oggi va di moda il gattino che canta, domani è già superato. E lo stesso vale per gli influencer. Per restare a galla, c’è chi spende più di quanto possiede, chi chiede prestiti, chi lancia raccolte fondi “sospette” pur di andare in vacanza a Ibiza o cenare da Cracco. Perché se non si segue il trend, si è automaticamente fuori dal sistema.
La favola è per pochi
Per Chiara Ferragni, Giulia De Lellis e pochi altri forse è davvero tutto rose e fiori, ma sono eccezioni, non la regola e la verità è che la stragrande maggioranza degli aspiranti influencer è intrappolata in un circolo vizioso, dove la vita da sogno è solo un’illusione ben confezionata. E dove, sotto la superficie scintillante, si nasconde spesso precarietà, insicurezza e frustrazione. E a dirla tutta forse il gioco non vale la candela.
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