L’amministrazione Trump ha ricalibrato la propria strategia commerciale con una serie di mosse che stanno ridisegnando gli equilibri globali. Da un lato, è stato raggiunto un accordo con la Corea del Sud che prevede la riduzione delle tariffe dal 25% al 15% su prodotti industriali e tecnologici, accompagnato da un piano di investimenti congiunti nei settori energetico e digitale. Dall’altro, il presidente ha adottato una linea più dura verso India e Brasile.
Nei confronti di Nuova Delhi, Trump ha annunciato dazi al 25% e una penalità legata all’acquisto di armamenti ed energia dalla Russia, accusata di alimentare il conflitto in Ucraina. “L’India mantiene barriere commerciali tra le più rigide al mondo,” ha dichiarato il tycoon, pur lasciando aperta la porta a una riduzione delle misure in caso di concessioni da parte del governo Modi.
Il governo indiano ha replicato con toni cauti, ribadendo la volontà di negoziare un accordo “equo e reciprocamente vantaggioso”, ma ha anche avvertito che difenderà a ogni costo i propri agricoltori e le piccole imprese. Ancora più severa la posizione verso il Brasile: dazi al 50% e sanzioni personali contro un magistrato coinvolto nel processo all’ex presidente Jair Bolsonaro. La Casa Bianca ha motivato la scelta con “gravi violazioni dei diritti umani” e “minacce alla sicurezza nazionale”.
Il presidente brasiliano Lula ha risposto con fermezza, dichiarando che non cederà a pressioni per ottenere la liberazione del suo predecessore, sotto processo per tentato golpe. Nel frattempo, l’economia americana mostra segnali contrastanti. Il PIL è cresciuto del 3% nel secondo trimestre, superando le previsioni degli analisti, ma la Federal Reserve ha mantenuto i tassi d’interesse tra il 4,25% e il 4,50%, segnalando preoccupazione per l’inflazione e per gli effetti delle politiche tariffarie.