Dopo settimane di speculazioni, l’ex vicepresidente Kamala Harris ha annunciato ufficialmente che non si candiderà a governatore della California nel 2026. La decisione, comunicata mercoledì pomeriggio attraverso una nota pubblica, chiude un capitolo politico che aveva tenuto in sospeso il Partito Democratico e riapre la possibilità di un suo ritorno sulla scena nazionale.
“Ho riflettuto seriamente sulla possibilità di chiedere ai cittadini della California il privilegio di servire come loro governatore,” ha scritto Harris. “Amo questo stato, la sua gente e le sue promesse. È la mia casa. Ma dopo una profonda riflessione, ho deciso che non mi candiderò in queste elezioni.”
La scelta arriva dopo la sconfitta nella corsa presidenziale del 2024 contro Donald Trump, che ha lasciato Harris in una posizione delicata all’interno del partito. Nonostante il forte sostegno tra i democratici californiani e una rete nazionale di finanziatori, la sua candidatura a governatore avrebbe dovuto affrontare una concorrenza agguerrita e una base elettorale ancora divisa. Secondo fonti vicine all’ex vicepresidente, Harris intende ora concentrarsi su attività civiche e politiche fuori dalle istituzioni, sostenendo candidati democratici e partecipando al dibattito pubblico.
“La mia leadership — e il mio servizio pubblico — non sarà in carica elettiva,” ha precisato, lasciando però aperta la porta a un possibile ritorno sulla scena presidenziale nel 2028. La sua rinuncia ha già rimescolato le carte nella corsa per succedere al governatore Gavin Newsom, con candidati come Katie Porter, Antonio Villaraigosa e Xavier Becerra pronti a intensificare le proprie campagne. Intanto, il Partito Repubblicano osserva con attenzione, sperando di capitalizzare sull’assenza di una figura democratica di primo piano. Per Harris, il futuro resta aperto. Ma per ora, la California dovrà guardare altrove per il suo prossimo leader.