mercoledì, 30 Luglio, 2025
Esteri

Ultimatum di Trump a Putin: gli Usa schierano armi nucleari in Gran Bretagna

In Ucraina si continua a morire. Un raid russo ha colpito un istituto penitenziario nella regione di Zaporizhzhia, uccidendo almeno 16 persone e ferendone 35

Nel giorno in cui il presidente Donald Trump ha lanciato un duro ultimatum al Cremlino, l’Ucraina ha contato almeno 22 morti e oltre 80 feriti sotto i bombardamenti russi. Lo scontro tra Washington e Mosca si acuisce, sia sul campo che nei toni, mentre le prospettive di tregua sembrano allontanarsi. In visita nel Regno Unito, Trump ha dichiarato ieri che Vladimir Putin ha “10-12 giorni” per fermare la guerra in Ucraina, altrimenti scatteranno nuove sanzioni e tariffe.

“Non vediamo progressi – ha detto – e troppe persone stanno morendo. Non voglio usare la parola ‘mentire’, ma in tre occasioni si è arrivati vicini a una tregua, e poi sono ripresi i lanci di missili su Kiev. Questo è successo troppe volte”. Trump, che ha sempre rivendicato il suo buon rapporto personale con Putin, ha aggiunto di sentirsi “deluso” dal leader russo: “Ha un Paese enorme e ricco, che invece di prosperare investe tutto in guerre e morti”. Il Cremlino non ha tardato a replicare. Il portavoce Dmitry Peskov ha parlato di un “rallentamento” nei colloqui con Washington, mentre Dmitry Medvedev – ex presidente e ora vice capo del Consiglio di Sicurezza russo – ha definito ogni ultimatum americano “un passo verso la guerra, non solo con l’Ucraina, ma con gli Stati Uniti stessi”.

Armi nucleari schierate

In parallelo, secondo fonti di intelligence riportate da Bloomberg, gli Stati Uniti avrebbero schierato armi nucleari nel Regno Unito per la prima volta dal 2008, come segnale a Mosca dell’impegno americano nella sicurezza europea. Un aereo C-17 della Prime Nuclear Airlift Force sarebbe partito il 16 luglio dalla base di Kirtland, in New Mexico, diretto alla base RAF di Lakenheath, nel Suffolk.

Lì, da anni il Pentagono investe in strutture di “sicurezza” per armi nucleari. Secondo gli analisti, si tratterebbe di bombe termonucleari B61-12, una delle armi tattiche più moderne dell’arsenale americano. L’ennesimo segnale, insomma, che il conflitto in Ucraina è ben lontano dalla fine, e che il confronto tra le grandi potenze si sta esplicitamente armando anche sul piano simbolico.

Raid russi

Nel frattempo, in Ucraina si continua a morire. Nella notte tra lunedì e martedì, un raid russo ha colpito un istituto penitenziario nella regione di Zaporizhzhia, uccidendo almeno 16 persone e ferendone 35. Il presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato l’attacco come “deliberato e intenzionale”, accusando Mosca di aver colpito consapevolmente dei civili. Lo stesso Zelensky ha elogiato la “determinazione” di Trump nel voler porre fine al conflitto: “È il momento giusto per una forte posizione politica. L’Ucraina è pronta a collaborare con gli Stati Uniti per una pace vera e duratura”.

Ma mentre si rincorrono dichiarazioni e minacce, il bilancio umano peggiora. Secondo le autorità ucraine, i raid russi della notte scorsa hanno causato almeno 20 morti e oltre 40 feriti nelle regioni di Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk. A Kamyanske, tre persone sono morte, tra cui una donna incinta, quando un missile ha colpito l’ospedale cittadino.

Anche in territorio russo si contano vittime: nella regione di Rostov, un attacco ucraino con droni ha provocato la morte di una persona e incendi in una stazione ferroviaria nella città di Salsk. Nel pieno di questo scenario bellico, le relazioni diplomatiche si fanno sempre più tese e instabili. Gli Stati Uniti, pur mantenendo una facciata negoziale, alzano il livello della pressione militare. La Russia, dal canto suo, accusa Washington di voler trascinare il conflitto a livello globale. E tra accuse incrociate, armamenti tattici e ultimatum, chi continua a pagare il prezzo più alto è la popolazione civile.

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