Ieri a Istanbul si è tenuto un nuovo round di colloqui diretti tra Russia e Ucraina, il terzo nel giro di tre mesi, con l’obiettivo dichiarato di gettare le basi per un possibile incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Le speranze di un progresso concreto, tuttavia, restano minime. Il Cremlino ha parlato di un “lavoro molto complesso e impegnativo” in vista di un eventuale faccia a faccia tra i due leader, sottolineando la necessità di “concordare i memoranda” prima di ogni mossa significativa.
Il presidente ucraino ha ribadito che i temi al centro della trattativa restano lo scambio di prigionieri e il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia. Prima del confronto con la delegazione russa, quella ucraina ha incontrato ad Ankara il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il ministro degli Esteri Hakan Fidan. Al centro del colloquio, la cooperazione difensiva e la stabilità del Mar Nero. I negoziati, avvenuti sotto la spinta dell’amministrazione Trump – che ha concesso a Mosca 50 giorni per arrivare a un’intesa, pena nuove sanzioni – non sembrano però in grado di superare lo stallo. I precedenti incontri, in maggio e giugno, avevano prodotto solo accordi minimi su prigionieri e resti di soldati caduti.
Raid e perdite
Intanto, la guerra continua a colpire duramente. Secondo lo Stato maggiore ucraino, la Russia avrebbe perso dall’inizio dell’invasione oltre un milione di soldati e più di 11.000 carri armati. Solo nella giornata di ieri si registrano 970 vittime russe e 456 attacchi aerei nella regione di Zaporizhzhia. A Donetsk, i bombardamenti hanno causato la morte di un civile e il ferimento di altri venti. Nella notte, la Russia ha annunciato l’abbattimento di 33 droni ucraini, mentre tre persone sono rimaste ferite nella regione di Rostov. In parallelo, Mosca ha dato il via ieri all’esercitazione navale “Tempesta di luglio” coinvolgendo 150 navi, 120 velivoli e oltre 15.000 soldati, attivi tra il Pacifico, l’Artico, il Baltico e il Caspio. Una dimostrazione di forza che accentua la tensione internazionale.
Morto veneto di origine ucraina
La guerra continua anche a colpire le vite individuali. In Veneto si piange la morte di Artiom Naliato, giovane di origine ucraina adottato da una famiglia di Tribano (Padova), morto in un bombardamento su un campo di addestramento. Aveva 21 anni. Il sindaco del paese lo ha ricordato come “un figlio di Tribano, coraggioso nelle sue scelte”.
Proteste a Kiev
Ma sul fronte ucraino si apre anche una nuova crisi interna. Ieri il presidente Zelensky ha firmato una legge molto contestata che riduce l’indipendenza delle agenzie anticorruzione ucraine. La mossa ha suscitato l’allarme della società civile e le critiche dell’Unione Europea. Secondo The Kyiv Independent, la nuova legge permetterebbe all’ufficio del presidente di influenzare le indagini anticorruzione “con una telefonata”. Nelle principali città del Paese – da Kiev a Odessa, da Leopoli a Sumy – sono scoppiate manifestazioni di protesta, nonostante i bombardamenti. Il deputato Yaroslav Zheleznyak ha annunciato l’intenzione di presentare un ricorso alla Corte costituzionale contro la norma, accusando il governo di aver violato il regolamento parlamentare durante l’approvazione. Secondo i critici, si tratta di un passo indietro nel percorso democratico ucraino, proprio mentre Kiev cerca sostegno e integrazione europea.
Pechino contro sanzioni Ue
Nel frattempo, Pechino ha protestato formalmente contro l’Unione Europea per l’inclusione di due banche cinesi nel 18° pacchetto di sanzioni contro Mosca. Il ministro del Commercio Wang Wentao ha definito le misure “inaccettabili” in vista del vertice sino-europeo che celebra i 50 anni di relazioni diplomatiche.
Tensioni in Europa
Anche sul fronte politico europeo si registrano tensioni. L’eurodeputato Gheorghe Piperea ha intimato alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen di scusarsi per aver insinuato un presunto coinvolgimento russo nella sua mozione di sfiducia, minacciando in caso contrario un’azione legale presso la Corte di giustizia dell’UE. Infine, la premier italiana Giorgia Meloni, parlando ieri ad Algeri con il presidente Abdelmadjid Tebboune, ha rinnovato l’impegno “a fermare la guerra in Ucraina per restituire un futuro di pace e sicurezza al popolo ucraino”.