“Le trattative sono in corso, è chiaro che l’obiettivo finale è 0-0, ma non credo che questo si possa realizzare entro il primo di agosto. Vediamo quali saranno le percentuali”. Sono parole queste dette ieri dal Vicepremier e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Ho incontrato tutti i responsabili della politica commerciale americana, ho ripetuto che è interesse italiano e necessità impedire una guerra commerciale, dialogare fino all’ultimo minuto, sperando di poter trovare un accordo che non sia dannoso per il nostro sistema imprenditoriale”, ha aggiunto in merito alla sua visita a Washington. “I dati ci confermano che l’export è oltre il 30% del nostro Pil, sono confortanti: siamo sempre attorno ai 623 miliardi, questo significa che possiamo arrivare all’obiettivo dei 700 se lavoriamo bene entro la fine del 2027, perché ci sono mercati, come quello dell’area del Golfo, dove c’è stata un’impennata di esportazioni. Credo che potremo continuare a fare molto: ritengo che nei prossimi due anni potremo incrementare anche le esportazioni in Germania”.
Nuove trattative

Intanto la tensione tra Unione europea e Stati Uniti sulle politiche commerciali entra nel vivo. Il Commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic è volato ieri a Washington per cercare di disinnescare l’ennesima mina lungo l’asse transatlantico: i dazi americani su farmaci, semiconduttori e altri prodotti strategici in arrivo dall’Europa. L’obiettivo è evitare l’entrata in vigore delle nuove tariffe minacciate da Donald Trump, che ha confermato l’intenzione di procedere se entro il primo agosto non sarà raggiunto un accordo. “Abbiamo già un’intesa con l’Europa, ma stiamo ancora parlando. Probabilmente i dazi partiranno a fine mese”, ha dichiarato il Tycoon davanti alla Casa Bianca, riferendosi in particolare alle importazioni di farmaci: “Le tariffe saranno inizialmente basse, per dare tempo alle aziende di adeguarsi, ma poi saliranno”, ha aggiunto, accennando a un trattamento simile anche per i semiconduttori, senza fornire ulteriori dettagli.
Le cifre della sfida

Secondo le stime di Confindustria un dazio al 30% comporterebbe un impatto economico da 37,5 miliardi di euro. Ma non è solo una questione di tariffe: come ha spiegato il Presidente Emanuele Orsini, l’attuale debolezza dell’euro rispetto al dollaro già rappresenta un dazio indiretto: “Con il cambio che incide per il 13% e può arrivare al 20%, l’impatto reale delle tariffe salirebbe al 43%, se non al 50%.

Un livello fuori controllo”, ha fatto notare. Una posizione, questa, condivisa anche dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Il negoziato è lungo ed estenuante, le differenze non sono solo quantitative ma anche di metodo. È una trattativa complicata”. E ha messo in guardia: “Oltre il 10% di dazi, il sistema produttivo italiano non reggerebbe”.

Di fronte a uno scenario ad alto rischio, il governo italiano mantiene la linea della trattativa. “Niente colpi di testa, niente frenesie. Serve sano realismo”, ha detto il Ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, che ha tenuto a precisare di come l’Italia sia impegnata a sostenere la Commissione europea, titolare della competenza in materia commerciale: “L’Europa ha già individuato gli strumenti per rispondere, ma ogni passo deve essere ponderato. L’obiettivo è evitare un’escalation. La trattativa è la strada maestra”. Foti ha anche evidenziato la necessità di una nuova postura europea nei rapporti con Washington: “Trump ha bisogno dell’Europa nel Pacifico. L’alleanza è essenziale per sostenere i valori e la cultura occidentali. Occorre aprire un confronto strategico e politico”.
Il fronte politico

Le tensioni internazionali si riflettono anche sul fronte interno. Le opposizioni chiedono a Giorgia Meloni di riferire in Parlamento: “Serve un piano nazionale di sostegno alle imprese e ai lavoratori, come fatto in altri Paesi”, il pensiero della capogruppo Pd Chiara Braga: “Meloni deve difendere l’interesse italiano ed europeo. L’arrendevolezza dell’Europa di fronte alla prepotenza di Trump danneggia la nostra economia. Bisogna negoziare fino alla fine, facendo leva anche su possibili contromisure”. Il rischio, secondo il Pd, è che si ripeta quanto accaduto con la global minimum tax, dove l’Europa ha agito in modo disallineato rispetto agli Stati Uniti: “Non possiamo essere il bancomat delle pretese americane, nemmeno nel sostegno all’Ucraina”, ha detto Braga.
Sul punto si è espresso anche Raffaele Nevi, Portavoce di Forza Italia: “La trattativa dev’essere europea, lo stabiliscono i trattati. Nessun Paese può agire da solo. Ma se fallisce, servono contromisure. E bisogna dire chiaramente che i dazi fanno male anche all’economia americana”.

Il Ministro delle Imprese Adolfo Urso ha ribadito l’appoggio del governo alla linea comunitaria: “Siamo nella fase finale del negoziato. L’obiettivo è evitare misure ritorsive e un conflitto commerciale che danneggerebbe entrambe le sponde dell’Atlantico. È una partita che seguiamo con determinazione e responsabilità”. Urso ha anche rilanciato la necessità di nuovi accordi di libero scambio con paesi come India, Vietnam, Mercosur ed Emirati “per garantire all’industria italiana mercati alternativi”.
Caso Powell

Intanto sempre ieri Trump ha definito “altamente improbabile” il licenziamento del Presidente della Fed Jerome Powell nonostante lo avesse precedentemente ipotizzato. Trump ha criticato duramente Powell, affermando che sta facendo “un pessimo lavoro” e auspicando tassi di interesse più bassi, aggiungendo che tra circa otto mesi potrebbe comunque nominare un sostituto migliore.