“Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola”, descriveva così, magicamente, il teatro Victor Hugo. E, ancora, asseriva: “è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco”. Decisamente una delle più belle e incisive definizioni del teatro, un “luogo” magico che affascina da sempre. Lo sa bene Francesco Branchetti, attore e regista che ha collaborato con i maggiori drammaturghi italiani e stranieri contemporanei e che ha fatto del teatro la sua casa e il suo cielo.
Francesco, che vita sarebbe senza il teatro? Senza respirarne l’odore, sentire gli applausi della gente…
Non so immaginare una vita senza teatro, non la so immaginare per tutti figuriamoci per me! Il teatro è diventato un modo di vivere, uno stile di vita, la tournée una consuetudine e lo stare in viaggio è per me essenziale, oltre al fatto che il teatro è la mia maniera di comunicare con il mondo e quindi fondamentale ed essenziale. Per me viaggiare, incontrare teatri diversi, pubblici diversi, è qualcosa al quale credo non sarà mai possibile rinunciare.
Leo De Berardinis affermava: “Il teatro toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”, condivide questa visione che conferisce al teatro una grande responsabilità?
Il teatro è il modo più efficace di confrontarsi con l’”altro”, di conoscere il “diverso” e di capire come possa essere una fonte di arricchimento e non qualcosa di cui avere paura.
La magia del teatro, a suo avviso, risiede anche nel silenzio dell’ascolto, nelle luci spente che creano un “contatto” meravigliosamente suggestivo?
Assolutamente sì, il teatro e l’evento teatrale sono un qualcosa di magico e misterioso dove si crea un’atmosfera unica e propizia al contatto umano, all’empatia, all’umanità, a tutto ciò che è profondo ed importante nel rapporto tra uomo e uomo.
Jacques Copeau sottolineava: “Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti. È lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui”, è una lettura davvero impressionante, è d’accordo?
Si sono d’accordo, anche per me il teatro, soprattutto all’inizio, è stato importante perché ha riempito dei vuoti e ha accarezzato delle mie ferite, mi ha aiutato a comprendere meglio ciò che non capivo, mi ha aiutato a crescere, quindi, sì sono completamente d’accordo.
Che relazione esiste oggi tra giovani e teatro? È un rapporto che va alimentato?
Secondo me i giovani si stanno riavvicinando al teatro ma è un rapporto che va alimentato sempre di più trattando argomenti che li riguardino e affrontando temi per loro importanti e, soprattutto, con un linguaggio teatrale vicino alle nuove generazioni.
Il suo rapporto con il pubblico, come racconterebbe l’attesa di un cenno, siano plausi, sorrisi, segni di commozione…
Il mio rapporto con il pubblico è molto particolare, più che pensare alla sua approvazione che chiaramente mi fa piacere, la mia ossessione è quella di dargli tutto quello che ho ed è questo quello che a me importa, uscire da un teatro avendo la percezione di aver dato tutto me stesso come attore o come regista; davvero questo è quello che mi importa di più.
Lei ha ottenuto molti e importanti premi tra i quali i prestigiosi Premio Anna Magnani per il teatro e Premio Internazionale Magna Grecia XX Edizione per la regia e l’interpretazione straordinaria nello spettacolo Il Bacio, cosa rappresentano per lei questi riconoscimenti?
I premi, soprattutto quelli ottenuti per spettacoli meravigliosi come Il Bacio, mi hanno fatto molto piacere anche perché si trattava di premi davvero importanti che mi hanno riempito di orgoglio.
Nella sua carriera ricca di incontri professionali ha lavorato anche con Barbara De Rossi, Ornella Muti, Maria Grazia Cucinotta. Tre aggettivi per queste artiste particolarmente amate e seguite dal pubblico…
Molto difficile definire con un aggettivo o poche parole tre donne dalla personalità così ricca e sfaccettata, comunque ci proverò. Barbara De Rossi è e rimarrà sempre per me l’umanità più profonda, Ornella Muti il carisma. Maria Grazia Cucinotta mi ha colpito per la sua straordinaria ironia e intelligenza.
Lei ha recitato anche in molte fiction, ricordiamo Elisa Di Rivombrosa, Un medico in famiglia, Il commissario Rex, come definirebbe la sua relazione con il cinema?
La mia casa è il teatro ma lavoro molto volentieri anche in televisione come attore e ho diversi progetti al riguardo.
Tanti progetti in cartellone per il futuro, vogliamo dare qualche appuntamento?
Ho appena debuttato con Malena e il Tango con Maria Grazia Cucinotta e debutterà a breve Ei Futbol con Ettore Bassi. Nella prossima stagione torneranno in scena diversi miei spettacoli in veste di regista e attore: L’Onorevole e il Poeta e la Signora, con me ci saranno Isabella Giannone e Lorenzo Flaherty, Racconti di Cinema con Ornella Muti, Una come Me con Matilde Brandi e da gennaio partiranno altri due progetti rispettivamente con Enrico Lo Verso e Stefania Rocca davvero molto interessanti.