L’economia cinese ha registrato una crescita del 5,2% nel secondo trimestre del 2025, secondo i dati ufficiali dell’Ufficio Nazionale di Statistica. Un risultato che supera di poco le attese degli analisti e conferma la resilienza del Dragone, nonostante le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e una domanda interna ancora fiacca. A sostenere il PIL sono state le esportazioni, rimaste robuste malgrado i dazi imposti da Washington. La produzione industriale ha mostrato segnali di vitalità, crescendo del 6,8% su base annua, ben oltre le stime del 5,6%. Meno incoraggianti i dati sui consumi: le vendite al dettaglio sono aumentate solo del 4,8%, sotto le previsioni del 5,3%, segno che la fiducia dei consumatori resta debole. Il governo ha intensificato le misure di stimolo: tagli ai tassi d’interesse, sussidi ai consumatori e investimenti infrastrutturali. Tuttavia, gli analisti avvertono che questi interventi potrebbero non bastare a compensare le pressioni deflazionistiche e il rallentamento globale. Il mercato immobiliare, in particolare, continua a mostrare segnali di debolezza, con investimenti in calo e vendite stagnanti. La tregua commerciale raggiunta a maggio con gli Stati Uniti ha offerto una boccata d’ossigeno, ma le prospettive per la seconda metà dell’anno restano incerte. Gli investitori attendono la prossima riunione del Politburo, da cui potrebbero emergere nuove misure per sostenere la crescita. La Cina si trova ora a un bivio: consolidare la ripresa o affrontare un rallentamento più marcato. In un contesto geopolitico instabile, la sfida sarà bilanciare le esigenze interne con le pressioni esterne, mantenendo la rotta verso una crescita sostenibile.