Muhammadu Buhari, ex presidente della Nigeria e figura centrale della politica africana per oltre quattro decenni, è morto domenica 13 luglio a Londra all’età di 82 anni, dopo una lunga malattia. La notizia è stata confermata dal portavoce del presidente nigeriano Bola Tinubu, che ha disposto il lutto nazionale e l’abbassamento delle bandiere a mezz’asta. Buhari ha guidato la Nigeria in due momenti storici: prima come generale, dopo il colpo di stato del 1983, e poi come presidente eletto dal 2015 al 2023. La sua carriera è stata segnata da una forte impronta militare e da un’immagine austera, che lo ha reso simbolo di rigore e lotta alla corruzione. Nel 2015 è diventato il primo candidato dell’opposizione a sconfiggere un presidente in carica, un evento considerato una svolta democratica per il Paese. Durante la sua presidenza, Buhari ha promesso di combattere il terrorismo di Boko Haram e di rilanciare l’economia. Tuttavia, il suo mandato è stato segnato da due recessioni, una forte svalutazione della naira e un aumento della violenza armata in diverse regioni. Nonostante le critiche, molti lo hanno considerato un leader onesto, lontano dalle logiche clientelari della politica nigeriana. Nato nel 1942 a Daura, nello stato di Katsina, Buhari ha servito nell’esercito fin da giovane, raggiungendo il grado di maggiore generale. Dopo il suo primo periodo al potere, fu deposto nel 1985 e imprigionato per tre anni. Tornato alla vita civile, ha tentato più volte la scalata alla presidenza, riuscendoci solo al quarto tentativo. Lascia dieci figli e una nazione divisa tra chi lo ricorda come un riformatore e chi ne critica la gestione economica e la risposta alle crisi di sicurezza. La sua eredità resta complessa, ma indiscutibilmente centrale nella storia moderna della Nigeria.
