Dopo anni di tensioni e referendum contestati, è stato finalmente raggiunto un accordo politico per la creazione del nuovo Stato della Nuova Caledonia. L’intesa, siglata nei pressi di Parigi tra rappresentanti del governo francese, leader indipendentisti Kanak e delegati lealisti, apre la strada a una trasformazione epocale per l’arcipelago del Pacifico. Il compromesso prevede l’istituzione di una nazionalità caledoniana, che coesisterà con quella francese, e l’attribuzione di poteri ampliati in materia di relazioni internazionali, fiscalità e rappresentanza politica. La Francia manterrà alcune prerogative sovrane, come difesa e giustizia, ma la Nuova Caledonia potrà gestire autonomamente settori strategici come l’economia del nichel e la cultura locale. Il primo ministro francese François Bayrou ha definito l’accordo “di significato storico”, sottolineando come esso possa finalmente portare stabilità dopo decenni di divisioni. Il popolo Kanak, da tempo in lotta per l’autodeterminazione, ha accolto con cautela la svolta, chiedendo garanzie sull’effettiva attuazione delle misure concordate. Il percorso verso la piena sovranità sarà graduale: è previsto un referendum consultivo entro il 2026 e una votazione parlamentare in Francia per ratificare il nuovo assetto istituzionale. Intanto, il governo francese si è impegnato a sostenere lo sviluppo economico dell’arcipelago, con investimenti mirati e programmi di inclusione sociale. Le reazioni sono contrastanti: mentre i lealisti parlano di “concessioni equilibrate”, alcuni settori della società caledoniana temono che l’accordo possa accentuare le disuguaglianze territoriali. Tuttavia, per molti osservatori, si tratta di un’opportunità unica per riscrivere la storia del territorio e costruire un futuro più equo e rappresentativo. La Nuova Caledonia si prepara così a entrare in una nuova era, sospesa tra speranza e sfide.
