Tutto come largamente previsto, nessuna novità o cambio di marcia. L’annuncio è arrivato con una lettera ufficiale indirizzata alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen poi resa pubblica su Truth Social: il numero uno a stelle e strisce Donald Trump ha confermato che dal primo agosto gli Stati Uniti introdurranno dazi del 30% (così come per il Messico) su tutte le merci provenienti dall’Unione europea. Una decisione che ovviamente rischia di innescare una nuova guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Nel suo messaggio Trump ha definito le attuali relazioni economiche con Bruxelles “tutt’altro che equilibrate” e ha offerto un’unica via d’uscita: spostare la produzione in America. Solo le aziende europee che sceglieranno di produrre all’interno del territorio statunitense potranno evitare le tariffe. Nessuna ambiguità: “Faremo tutto il possibile per concedere autorizzazioni rapide, professionali e trasparenti”, ha scritto. E poi un avvertimento: “Qualsiasi aumento delle tariffe da parte dell’Europa comporterà un ulteriore incremento del 30% già previsto”.
La risposta da Bruxelles non si è fatta attendere. Ursula von derLeyen ha espresso preoccupazione per gli effetti che le nuove tariffe potrebbero avere sulle catene di approvvigionamento transatlantiche, mettendo a rischio imprese, lavoratori e consumatori da entrambe le parti. “Rimaniamo pronti a lavorare per un accordo entro il primo agosto”, ha ribattuto, “ma adotteremo tutte le misure necessarie per proteggere gli interessi dell’Unione, incluse contromisure proporzionate, se necessario”.
Scattata anche la convocazione del Comitato dei rappresentanti permanenti dell’Ue. Gli ambasciatori dei 27 Paesi membri si riuniranno oggi pomeriggio a Bruxelles per valutare una prima risposta comune. L’obiettivo è condividere una linea di condotta rapida e coesa, in vista di un confronto diplomatico che si annuncia serrato.
Il governo
A Roma Palazzo Chigi ha diffuso una nota per esprimere pieno sostegno all’azione della Commissione, invitando tutte le parti a mantenere un approccio equilibrato. “Non avrebbe alcun senso scatenare uno scontro commerciale nel momento in cui sarebbe invece fondamentale rafforzare la cooperazione tra alleati”, si è letto nel comunicato. Il governo ha ribadito l’intenzione di continuare a puntare sulla diplomazia per evitare conseguenze economiche dannose. Il timore di un impatto devastante per l’export italiano, in particolare per i settori agroalimentare, moda e meccanica, è già ben presente nei calcoli delle principali associazioni. Secondo alcune stime, le perdite potrebbero variare da 3 a 20 miliardi di euro. Marco Osnato, Presidente della Commissione Finanze della Camera, ha invitato alla prudenza: “Prima di fare previsioni troppo allarmistiche, è necessario valutare l’effettivo impatto e il contesto delle misure. Ma il governo è pronto a intervenire per proteggere le filiere più colpite”.
Gli attacchi
Dal Parlamento l’opposizione attacca a testa bassa. Il Partito democratico accusa l’esecutivo di non aver saputo prevenire l’escalation. Francesco Boccia parla di “fallimento politico” da parte di Giorgia Meloni, colpevole, a suo dire, di aver riposto fiducia nell’amministrazione americana senza ottenere nulla in cambio. Anche Marco Furfaro punta il dito: “Meloni e Salvini, da sempre vicini a Trump, ora tacciono mentre le imprese italiane rischiano di pagare il prezzo delle loro scelte ideologiche”. La Segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha definito la decisione americana “una follia autarchica, ispirata da motivazioni ideologiche”. Per la leader dem, le conseguenze dei dazi minacciano di travolgere l’economia italiana e quella europea. “Un impatto del genere sarebbe devastante. Mi auguro che ci sia ancora margine per rafforzare il negoziato e trovare un’intesa prima di agosto”, ha dichiarato. Schlein ha criticato anche il silenzio del governo italiano: “Ci aspettiamo una presa di posizione chiara da parte di Meloni. Le sue affinità politiche con Trump non possono mettere a rischio gli interessi del Paese. Serve una reazione forte e unita, all’altezza della posta in gioco”. Le fa ha fatto Benedetto Della Vedova di +Europa, che ha chiesto una risposta immediata anche sul fronte digitale e finanziario: “Non possiamo permettere che gli Stati Uniti destabilizzino l’economia europea. L’Ue deve alzare la testa”.
Critiche ancora più dure sono arrivate da a Nicola Fratoianni(Avs) che ha definito la mossa americana una “prova di forza arrogante”. A suo giudizio Trump mira a strangolare l’Europa per costringerla a trasferire la produzione e pagare i debiti statunitensi: “Serve una reazione dura, altrimenti l’Unione finirà schiacciata”. Ma anche tra i moderati cresce la preoccupazione. Brando Benifei, Europarlamentare del Pd, ha proposto un pacchetto di misure pronte ad entrare in vigore se non verrà trovato un accordo entro agosto: “L’esecutivo deve smettere di frenare: è tempo di utilizzare il peso del mercato europeo come leva”.
Il mondo produttivo
Dal mondo produttivo le prime reazioni non sono meno allarmate. Il Presidente di Federalimentare Paolo Mascarino ha spiegato che il settore agroalimentare italiano subirà gravi danni: “Un dazio del 30% sulle nostre esportazioni verso gli Usa, che valgono 7,7 miliardi l’anno, rappresenta un colpo durissimo. Non chiediamo sussidi, ma interventi strutturali per aumentare la competitività: meno burocrazia, accesso al credito, energia a prezzi sostenibili”. Mascarino ha riconosciuto la necessità di una risposta politica da parte dell’Ue, ma ha anche invitato alla cautela per evitare un’ulteriore escalation.
A intervenire è anche il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che ha chiesto sangue freddo: “Ora serve mantenere tutti la calma e avere i nervi saldi. Non possiamo compromettere i nostri mercati finanziari. È ovvio che la lettera arrivata dagli Stati Uniti è una sgradevole volontà di trattare”, ha detto. Per Orsini, la fermezza negoziale dell’Unione dovrà affiancarsi alla lucidità strategica: “È un momento delicato, ma nessuno deve cedere all’emotività. Bisogna restare uniti e difendere le imprese italiane”.
In pratica cosa succede?
La decisione di Trump rischia di trasformarsi in un terremoto per le imprese europee, italiane in primis. Ma cosa vuol dire, concretamente? Prendiamo un prodotto simbolo del Made in Italy, il vino. Oggi una bottiglia di vino venduta in America può costare 10 euro. Con l’introduzione del dazio, chi importa quel vino negli Usa dovrà pagare una tassa del 30%, quindi 3 euro in più a bottiglia. Il prezzo finale al consumatore salirà almeno a 13 euro. Il risultato? Il vino italiano diventa meno competitivo rispetto a quello californiano o di altri Paesi non colpiti dalle tariffe. I consumatori americani potrebbero scegliere altro, e le aziende italiane rischiano di vendere meno.
Trump non nasconde il suo obiettivo: ridurre il deficit commerciale con l’Europa e spingere le imprese europee a trasferire la produzione negli Stati Uniti. Nella lettera a Bruxelles, ha scritto chiaramente che le aziende che produrranno sul suolo americano saranno esentate dai dazi.
Insomma, il messaggio è semplice: “Venite a investire in America oppure pagherete il prezzo”.