Con una mossa che segna un cambio di passo nella sua strategia diplomatica e commerciale, la Cina ha esteso l’ingresso senza visto a più di 70 Paesi, nel tentativo di rilanciare il turismo internazionale e rafforzare i legami economici. La misura, valida fino al 31 dicembre 2025, consente soggiorni fino a 30 giorni per motivi di turismo, affari o visite familiari. Tra i Paesi beneficiari figurano gran parte dell’Europa — inclusa l’Italia — oltre a Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Brasile, Argentina e numerosi Stati del Sud-est asiatico. L’iniziativa si affianca a politiche regionali già esistenti, come l’accesso senza visto alla provincia di Hainan e il transito senza visto fino a 10 giorni in città come Pechino e Shanghai. “È un segnale forte: la Cina vuole tornare al centro delle rotte turistiche globali,” ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri. Dopo anni di chiusura dovuti alla pandemia e un calo drastico degli arrivi internazionali, Pechino punta ora a superare i 100 milioni di visitatori entro il 2026. Nel 2024, secondo dati ufficiali, i turisti stranieri sono stati circa 60 milioni, ancora lontani dai 98 milioni del 2019. La nuova politica è anche una risposta alla crescente concorrenza regionale: Paesi come Thailandia, Malesia e Giappone hanno già adottato misure simili per attrarre viaggiatori. Ma la Cina gioca la carta del “soft power”, offrendo accesso facilitato a siti iconici come la Grande Muraglia, la Città Proibita e i paesaggi dello Yunnan. Restano però alcune criticità: la barriera linguistica, la censura online e le difficoltà nei pagamenti digitali per i turisti occidentali. Il governo ha promesso di migliorare l’accessibilità dei servizi e di semplificare ulteriormente le procedure d’ingresso. Con questa apertura, Pechino spera non solo di attrarre turisti, ma anche di rilanciare la propria immagine internazionale.