lunedì, 7 Luglio, 2025
Agroalimentare

Italia divisa dal clima: grandine al Nord, siccità al Sud. Agricoltura in allarme

L’Italia agricola si ritrova ancora una volta vittima degli eccessi climatici. Da un lato, il Centro-Nord flagellato da tempeste di grandine e vento che devastano le colture pronte per la raccolta. Dall’altro, il Sud sempre più assetato, dove la siccità costringe gli agricoltori ad abbandonare interi campi, soprattutto quelli destinati alla coltivazione del pomodoro. È quanto emerge dal primo monitoraggio Coldiretti sull’ondata di maltempo che ha investito l’Italia settentrionale, in netto contrasto con la morsa di calore che domina il Meridione. Un Paese climaticamente diviso, ma unito da un destino agricolo sempre più fragile.
Nelle campagne del Nord e del Centro Italia, nelle ultime settimane, si sono registrati quasi venti episodi di maltempo al giorno. Un dato allarmante, riportato da Coldiretti sulla base dell’analisi dei dati Eswd (European Severe Weather Database). La grandine, in particolare, si conferma l’incubo peggiore per gli agricoltori.

La furia si abbatte sui vigneti

Nel pieno della stagione della maturazione, i chicchi di ghiaccio hanno centrato frutta, ortaggi e, soprattutto, vigneti. In Toscana, le aree del Chianti e della Vernaccia di San Gimignano si ritrovano con filari danneggiati e raccolti compromessi. I tecnici sono ancora al lavoro per quantificare i danni, ma le prime stime non promettono nulla di buono. Nel fine settimana precedente, la stessa sorte è toccata alla Lombardia. In particolare nel Bergamasco, il maltempo ha provocato danni a stalle, serre e capannoni agricoli. In Emilia-Romagna, la grandine ha colpito con violenza il Ravennate, lasciando pesanti conseguenze su frutteti, oliveti e altri vigneti.
Per gli agricoltori si tratta di una corsa contro il tempo e contro il cielo: proteggere le colture diventa sempre più difficile, soprattutto in un quadro climatico dove gli eventi estremi si moltiplicano e si concentrano in brevi finestre temporali.

Sud alla deriva

Mentre il Nord combatte contro il ghiaccio estivo, il Sud si piega sotto il peso dell’afa. In Puglia, il caldo intenso ha aggravato una crisi idrica già profondamente radicata. La zona nord del Fortore, nel Foggiano, rappresenta oggi uno dei simboli più evidenti del collasso. Qui la stagione irrigua non è mai iniziata. L’invaso di Occhito, uno dei principali bacini idrici della regione, non può destinare l’acqua all’agricoltura: la poca riserva disponibile è riservata al consumo potabile. Il risultato? Il 20% dei campi destinati al pomodoro è stato abbandonato.
Gli agricoltori, ormai privi di alternative, concentrano l’utilizzo della scarsa acqua disponibile solo su una parte delle coltivazioni. Il resto viene lasciato seccare. Le immagini dei campi arsi parlano più di mille parole. Un’economia locale basata sull’oro rosso della terra rischia di perdere intere stagioni produttive.

Tra invasi e fondi Ue

La situazione, secondo Coldiretti, impone un’accelerazione decisa sul piano nazionale per la costruzione di nuovi invasi. La proposta, sviluppata insieme ad Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni), punta su un sistema capillare di piccoli e medi serbatoi in grado di raccogliere l’acqua piovana e restituirla nei momenti di necessità. Questi impianti non servirebbero solo in caso di siccità, ma anche per contenere la violenza delle piogge improvvise, che sempre più spesso provocano dissesti e frane a causa dello scorrimento veloce su terreni resi aridi dalla mancanza di umidità.
La novità arriva dall’Unione europea: è stato dato il via libera all’uso diretto dei fondi di coesione per progetti di gestione idrica. Si tratta di un cambio di passo atteso da anni. Ora resta da capire se le risorse verranno attivate in tempo utile, e soprattutto se verranno investite con visione e criterio.

Il fuoco divora il Sud

Mentre grandine e siccità devastano i campi, il fuoco completa l’opera. Dall’inizio del 2025, il sistema europeo Effis ha registrato quasi 130 incendi in Italia, il triplo rispetto alla media degli ultimi vent’anni. Un dato che conferma una tendenza in crescita: le estati italiane si accorciano e diventano sempre più pericolose. Coldiretti stima che ogni ettaro bruciato costi oltre 10.000 euro, tra spegnimento, bonifica e ripristino. Ma il danno reale, spesso, non ha prezzo. Terreni abbandonati, flora distrutta, fauna in fuga, paesaggi cancellati. E una volta passate le fiamme, rimane solo un suolo impoverito e più vulnerabile agli eventi estremi.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Siccità, Prandini: “Ottenuto uno storico via libera dalla Ue a finanziamenti per la gestione idrica”

Stefano Ghionni

Coldiretti: caldo, sos colture nei campi. Giù produzione di latte. In Puglia 164 milioni di metri cubi di acqua in meno

Paolo Fruncillo

Coldiretti: caldo, sos colture nei campi. Giù produzione di latte. In Puglia 164 milioni di metri cubi di acqua in meno

Paolo Fruncillo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.