Nel confronto tra l’artigianato locale e il gigante automobilistico Stellantis emerge una verità sorprendente da un’analisi portata a termine dall’Ufficio studi della Cgia: la Città Metropolitana di Milano vanta oltre 134.300 addetti nel settore artigiano, contro i 43.000 dipendenti che il gruppo guidato da John Elkann impiega in tutta Italia. Un divario che supera il rapporto 3 a 1 e che ribalta la percezione comune sul peso occupazionale delle piccole imprese rispetto alle grandi corporation. La Città Metropolitana di Milano, che comprende sessantotto comuni nell’area urbana e periurbana, conta 67.530 imprese artigiane e oltre 134.300 addetti, di cui 60.900 alle dipendenze. Stellantis, la più grande realtà manifatturiera nazionale, distribuirà a fine 2023 circa 43.000 occupati lungo l’intero territorio italiano. Per ritrovare in un’unica provincia un numero di artigiani simile, bisogna guardare a Genova o Varese: solo in questi ambiti provinciali l’artigianato registra oltre 40.000 addetti.
A livello nazionale le imprese artigiane raggiungono quota 1,24 milioni, impiegano 2,8 milioni di persone e hanno generato nel 2022 un valore aggiunto di 143 miliardi di euro, contro i 2,8 miliardi realizzati da Stellantis in Italia. Eppure, l’attenzione dei media e delle istituzioni sembra concentrarsi quasi esclusivamente sul destino della casa automobilistica piuttosto che sul tessuto di piccole botteghe e laboratori che alimenta buona parte della produttività del Paese.
L’indotto dell’auto
Se si focalizza l’analisi sulla filiera dell’auto, il gap diventa ancor più marcato. Nel 2021 sono state censite in Italia 72.600 officine e carrozzerie artigiane, con 389.000 addetti: nove volte il personale Stellantis. Pur riconoscendo che gran parte di queste realtà opera come fornitore o indotto del gruppo, la maggioranza rimarrebbe in piedi anche senza il circuito proprietario, operando con altri marchi o come autoriparatori indipendenti. Acconciatori, elettricisti, idraulici, falegnami, officine meccaniche e trasportatori sono la linfa delle nostre città. Milano guida la classifica con 67.530 aziende artigiane e 134.300 addetti, seguita da Roma (62.456 imprese e 103.400 occupati), Torino (59.334 imprese e 115.570 addetti) e Brescia (31.405 imprese e 85.654 occupati). Questi numeri fotografano un mondo spesso invisibile, ma essenziale per la vita quotidiana.
Nel dettaglio provinciale della filiera auto, Roma svetta con 22.707 attività e oltre 65.000 addetti (dati 2021), seguita da Torino con 19.913 imprese e Milano con 19.276. Napoli e Brescia si attestano rispettivamente a 13.091 e 10.542 unità. Considerando solo le prime due province per addetti artigiani del settore, il totale di quasi 42.000 lavoratori sfiora quello degli impiegati Stellantis nei suoi stabilimenti nazionali.
Un’occasione di riflessione
La provocazione lanciata dall’Ufficio studi della Cgia serve a ribadire che l’artigianato è un asse portante del sistema produttivo italiano. Le botteghe non solo custodiscono saperi tradizionali, ma spesso innovano e si adeguano ai nuovi mercati, promuovendo filiere locali a basso impatto ambientale e elevato valore aggiunto. Se è comprensibile l’interesse per Stellantis (leader nell’automotive europeo) non si può ignorare la vastità e la ricchezza di un universo fatto di micro e piccole imprese. Servirebbe un’informazione più bilanciata, capace di valorizzare le buone pratiche artigiane e di monitorare costantemente la loro evoluzione occupazionale e produttiva.