Il benessere cresce, ma l’entusiasmo professionale fatica a decollare: è questo il ritratto del lavoratore italiano secondo la seconda edizione del Global Talent Barometer di ManpowerGroup. Pur mostrando un lieve aumento – oggi il 66% degli occupati nazionali esprime una visione complessivamente positiva del proprio impiego, in crescita di tre punti percentuali rispetto al passato – gli italiani restano leggermente sotto la media mondiale (68%). Negli ultimi mesi però la soddisfazione legata al lavoro non è riuscita ancora a trovare piena sintonia con il senso di fiducia e serenità che pure sembra in miglioramento. A pagare lo scotto di questa discrepanza sono soprattutto le imprese, che vedono una consistente fetta del proprio personale guardarsi intorno: il 39% dei lavoratori – tre punti in più rispetto alla rilevazione precedente – dichiara di voler cambiare occupazione entro sei mesi.
La ricerca, condotta su oltre 13.000 persone in 19 Paesi, delinea un quadro in cui il gap tra benessere percepito e reale gratificazione professionale rischia di diventare un pericoloso freno alla retention dei talenti. “Abbiamo voluto mettere a disposizione delle aziende uno strumento capace di misurare con precisione l’umore e le aspettative di chi lavora”, spiega Anna Gionfriddo, Amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia.
Le parole
Secondo Gionfriddo, la vera sfida si gioca nelle fasi intermedie di carriera, quando le opportunità di crescita non risultano sempre chiare: “In questa fascia, i professionisti spesso non riescono a individuare percorsi di sviluppo concreti, finendo per considerare nuove strade altrove”. Per arginare questo fenomeno, le imprese sono chiamate a disegnare proposte formative trasparenti e piani di carriera definiti, unendo all’ascolto attivo delle esigenze individuali strategie di coinvolgimento efficaci. Solo così – conclude Gionfriddo – “si potranno creare ambienti di lavoro in grado di coniugare benessere e soddisfazione, trattenendo le competenze più preziose e costruendo stabilità per il futuro”.