sabato, 5 Luglio, 2025
Esteri

Ucraina, telefonate e delusione diplomatica: Trump non convince Putin, mentre Kiev è sotto attacco

Cremlino: raggiungeremo gli obiettivi, con la diplomazia o con le armi. Nbc: stop alle munizioni una decisione unilaterale di Hegseth

Ieri è stata una giornata di intensi scambi diplomatici, ma anche di nuove tensioni e attacchi sul campo. La telefonata del 3 luglio tra il presidente americano Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin, durata circa un’ora, non ha prodotto risultati concreti. Trump ha espresso apertamente la sua frustrazione: “Non credo che voglia fermarsi. Sono deluso. Questa guerra non sarebbe mai cominciata se io fossi stato presidente”. Trump ha ribadito di essere stato costretto a intervenire “perché è la guerra di Biden”, denunciando anche le responsabilità del suo predecessore nel far degenerare la situazione. Secondo il Cremlino, Putin ha ribadito che Mosca resta disposta a trattare, ma che non rinuncerà ai propri obiettivi: denazificazione, smilitarizzazione, status neutrale e non nucleare dell’Ucraina, e riconoscimento delle “realtà sul campo”, cioè l’annessione delle regioni occupate. Il portavoce Dmitry Peskov ha chiarito: “Se non potremo raggiungere i nostri obiettivi con la diplomazia, continueremo l’operazione militare speciale”. Putin ha inoltre chiesto a Trump un maggiore impegno nella ricerca di soluzioni diplomatiche anche sul fronte mediorientale, citando la recente guerra tra Iran e Israele. Il giorno dopo, ieri, Trump ha avuto un’altra telefonata di 40 minuti con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I due hanno discusso della nuova ondata di attacchi russi, in particolare del bisogno urgente di rafforzare la difesa aerea di Kiev. “Abbiamo bisogno di sistemi Patriot e di missili. Sono i veri difensori della vita”, ha ribadito Zelensky, chiedendo ai partner occidentali “pressione massiccia” contro Mosca. La notte precedente, l’Ucraina era stata bersaglio di uno degli attacchi aerei più vasti degli ultimi mesi: oltre 550 obiettivi colpiti, tra cui 330 droni Shahed-136/Geran-2 di fabbricazione iraniana con componenti cinesi. Le città più colpite sono state Kiev, Dnipropetrovsk, Sumy, Kharkiv e Chernihiv. “È stato un attacco dimostrativo e cinico”, ha denunciato Zelensky, accusando la Russia di usare la guerra come strumento di terrore, proprio mentre si discutevano possibili aperture negoziali.

Blocco aiuti Usa

L’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina sembra attraversare una fase di incertezza. La NBC ha rivelato che il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha deciso unilateralmente di bloccare la fornitura di armi a Kiev, giustificando la mossa con timori per le scorte interne americane. Una giustificazione smentita da analisi militari interne, che avevano escluso rischi per l’arsenale statunitense. La decisione ha colto di sorpresa il Congresso e il Dipartimento di Stato. Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha cercato di mantenere l’equilibrio, dicendosi comprensivo verso le esigenze americane, ma ha esortato a garantire comunque un “livello minimo di flessibilità” per non abbandonare l’Ucraina al suo destino.

Cina: “Russia sconfitta sarebbe un pericolo per noi”

Sul fronte internazionale, emergono segnali chiari sulla posizione di Pechino. Secondo il South China Morning Post, il ministro degli Esteri Wang Yi avrebbe detto alla sua omologa europea Kaja Kallas che la Cina non può permettersi una sconfitta della Russia, temendo che, in tal caso, l’attenzione militare americana si sposterebbe completamente verso l’Indo-Pacifico. Durante un lungo colloquio, Wang avrebbe inoltre impartito alla leader estone “lezioni di storia e di realpolitik”, confermando il ruolo cinese nel gioco globale. Nonostante ciò, la portavoce del ministero cinese degli Esteri, Mao Ning, ha ribadito in conferenza stampa che “la Cina mantiene una posizione oggettiva e imparziale” e che “una crisi prolungata in Ucraina non è nell’interesse di nessuno”. Pechino, ha detto, è pronta a svolgere un “ruolo costruttivo nei negoziati”.

Nuovo scambio di prigionieri

Unico segnale tangibile di cooperazione tra le parti è stato un nuovo scambio di prigionieri, avvenuto ieri. Il numero esatto dei militari liberati non è stato reso noto, ma secondo Kiev si tratta per lo più di detenuti dal 2022, inclusi anche alcuni civili. Il ministero della Difesa russo ha diffuso un video che mostra soldati appena rientrati scandire “Russia!” avvolti in bandiere. Zelensky ha commentato: “Il nostro obiettivo resta liberare tutti gli ucraini detenuti. Gli scambi devono continuare”. Lo scambio avviene nell’ambito di un accordo siglato a giugno che prevede la liberazione prioritaria di prigionieri sotto i 25 anni, gravemente feriti, e la restituzione dei corpi dei caduti. Tuttavia, nelle ultime settimane sia Kiev che Mosca hanno smesso di fornire dati ufficiali sugli scambi.

Zelensky: “Chi sostiene la Russia sostiene il terrore”

A chiudere la giornata, un messaggio duro da parte del presidente ucraino: “Il comportamento russo è ottuso e distruttivo. Ogni nuovo attacco dimostra che senza sanzioni forti e colpi diretti alla sua economia, la Russia non cambierà. Non c’è più tempo da perdere. Serve più pressione da parte degli Stati Uniti e dei partner internazionali”. Zelensky ha citato la scoperta a Kiev di componenti cinesi nei droni iraniani utilizzati nei raid della notte, sottolineando l’interconnessione tra i diversi teatri globali: “La sicurezza in Europa, Medio Oriente e Indo-Pacifico è legata. Contrastare Putin qui significa rafforzare la stabilità ovunque”.

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