venerdì, 4 Luglio, 2025
Esteri

Delegazione di Hamas al Cairo: cessate il fuoco solo con la fine della guerra. Trump: Israele ha accettato il piano di Qatar ed Egitto

Gaza, altri 118 morti. Hamas apre alla tregua ma chiede la fine della guerra

Giornata drammatica a Gaza, dove in sole 24 ore sono stati uccisi almeno 118 palestinesi, secondo quanto riferisce il ministero della Sanità della Striscia, controllato da Hamas. Di questi, almeno 12 persone sono morte mentre cercavano di ricevere aiuti umanitari. Le cifre variano leggermente tra le fonti: The Guardian parla di 45 vittime colpite da contractor durante la distribuzione di aiuti, mentre Al Jazeera riporta 73 morti da questa mattina all’alba, di cui 33 proprio nei pressi dei centri di assistenza della controversa Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). Nelle ultime 48 ore, le autorità locali parlano di oltre 300 palestinesi uccisi dalle forze israeliane. Tra i raid più gravi, un attacco su una tendopoli ad al-Mawasi, nel sud, ha causato la morte di 13 persone. Altri 12 civili sono rimasti uccisi a Gaza City, in una scuola adibita a rifugio, colpita da un bombardamento. Le immagini diffuse da Associated Press mostrano contractor privati sparare sulla folla in attesa degli aiuti, provocando un’ondata di condanne a livello internazionale. Secondo l’ONU, l’85% della popolazione di Gaza vive attualmente in zone sottoposte a ordini di evacuazione o classificate come aree militari, rendendo quasi impossibile l’accesso agli aiuti umanitari. La situazione è tale che Amnesty International ha pubblicato un report accusando Israele e la stessa Ghf – sostenuta da Stati Uniti e Israele – di utilizzare la fame come arma di guerra. Amnesty parla esplicitamente di “genocidio”, denunciando l’uccisione di oltre 500 civili nei pressi dei centri di distribuzione nell’ultimo mese.

Hamas valuta la tregua

Nonostante l’escalation, si apre uno spiraglio sul fronte diplomatico. Hamas ha fatto sapere di essere “soddisfatta” della nuova proposta di cessate il fuoco, su cui i mediatori internazionali – in particolare Egitto e Qatar – stanno lavorando da settimane. La risposta ufficiale del movimento islamista è attesa in serata. Tuttavia, fonti vicine ai negoziati riportano che Hamas continua a opporsi ad alcuni punti chiave: in particolare, pretende l’ingresso immediato degli aiuti e il ritiro delle Forze di difesa israeliane (IDF) dalla Striscia. Donald Trump, sempre più attivo sul fronte diplomatico, ha dichiarato che Israele avrebbe accettato un piano proposto da Qatar ed Egitto per un cessate il fuoco della durata di 60 giorni. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dal canto suo, ha affermato che “per Hamas è finita”, mantenendo così una linea dura, almeno in apparenza. Intanto, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, intervenuto all’assemblea di Farmindustria a Roma, ha espresso l’auspicio che Hamas accetti la proposta americana. Tajani ha confermato di aver parlato ieri con i suoi omologhi di Egitto e Qatar, ribadendo l’impegno italiano per un cessate il fuoco.

Pressioni diplomatiche da Ankara

Anche la Turchia si muove sul fronte della mediazione. Il ministro degli Esteri Hakan Fidan ha incontrato nella notte una delegazione di Hamas ad Ankara. Secondo i media locali, Fidan avrebbe espresso il sostegno del governo turco alla causa palestinese, ribadendo l’impegno di Ankara a non permettere che “le tensioni regionali oscurino il genocidio in corso a Gaza”. Al centro dell’incontro, la possibilità di una tregua con Israele come primo passo verso la pace. Tre giorni fa, anche il capo dell’intelligence turca, Ibrahim Kalin, aveva incontrato esponenti di Hamas.

Il dramma degli ostaggi

Intanto, in Israele si riaccende la questione degli ostaggi. Le famiglie di Maxim Herkin e Bar Kuperstein hanno diffuso un video, realizzato da Hamas, in cui i due giovani appaiono visibilmente provati. Herkin, con una mano fasciata, afferma: “Siamo morti che camminano”, aggiungendo: “Non ci sentiamo esseri umani”. Nel video, Kuperstein pronuncia soltanto un disperato “Per favore!”. Il filmato, pubblicato dal Forum delle famiglie degli ostaggi, è un appello per un accordo di cessate il fuoco che preveda la liberazione di tutti i prigionieri, e non un nuovo rilascio selettivo. “Chiediamo un accordo globale – si legge nella dichiarazione – che non costringa a scegliere tra un ostaggio e un altro”.

Iran: tensione con l’AIEA

Sul fronte nucleare, l’Iran ha dichiarato di rimanere impegnato nel Trattato di non proliferazione (TNP) e nel relativo accordo di salvaguardia. Tuttavia, il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha precisato che ogni futura cooperazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) sarà gestita dal Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano, alla luce degli “attacchi illegali contro i nostri impianti nucleari da parte di Israele e Stati Uniti”. Tajani ha espresso preoccupazione per la decisione del parlamento iraniano di voler espellere l’AIEA dal Paese. In audizione davanti alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha chiesto a Teheran di riconsiderare la propria posizione, rinnovando il sostegno italiano al direttore dell’agenzia Rafael Grossi.

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