E’ bastato riaprire i bar perché si verificasse quello che tutti temevano. Frotte di giovani hanno preso d’assalto i locali della movida per consumare l’aperitivo, e poiché gli ingressi sono scaglionati, ecco che si sono formati assembramenti all’esterno, con i ragazzi ammassati senza alcun rispetto delle necessarie distanze di sicurezza, e cosa ben più grave, senza indossare nemmeno le mascherine.
In effetti da qualche giorno si ha come la sensazione che il coronavirus è come se non ci fosse mai stato, visto che in molte parti si incontrano persone che parlano l’un con l’altro anche a gruppi di tre seduti sulle panchine e qualcuno senza la mascherina: E a chi gli ha fatto notare che è pericoloso, hanno risposto che tanto loro il virus non ce l’hanno e non se lo possono attaccare.
Ma sono soprattutto i giovani la nota dolente. In molte città purtroppo si sono viste immagini che si sperava davvero di non dover neanche lontanamente ipotizzare, con il rischio concreto che in caso di reiterate inadempienze si possa arrivare a nuove drastiche misure di contenimento. I casi più gravi si sarebbero verificati a Bologna e Padova a ridosso dei quartieri universitari, e hanno spinto il Ministro della Salute Roberto Speranza a prendere posizione: “Non si possono vanificare gli sforzi enormi fatti negli ultimi due mesi e gli investimenti straordinari finanziati nell’ultimo decreto – ha detto al Corriere della Sera – Se la curva riparte, saremo costretti a richiudere”.
Si è detto molto preoccupato anche il premier Giuseppe Conte: “Grazie a voi italiani, ma non è finita, chiariamolo, non è il tempo dei party e della movida, altrimenti la curva risale. Abbiamo tolto l’autocertificazione perché la curva era sotto controllo ma nessuno pensi che sono saltate le regole di precauzione”.
A tale motivo sono ripresi serrati i controlli nelle città intorno alle zone della movida con multe che vanno dai 400 ai 3000 euro per i trasgressori. Il capo della Polizia Franco Gabrielli ha inviato una circolare a tutte le questure, con la quale invita i responsabili della sicurezza ad intensificare l’attività di controllo del territorio specie nelle ore serali e notturne e di essere inflessibili con chi sarà beccato a non rispettare le regole.
Ma anche i governatori hanno sentito il bisogno di intervenire. Lo ha fatto soprattutto quello del Veneto Luca Zaia dopo che nella sua regione si sono registrati 33 nuovi contagi in 24 ore. Inoltre Zaia ha anche annunciato regole per gli “happy hour”. “La movida? Non è una minaccia, è una constatazione – ha spiegato – noi abbiamo degli indicatori sanitari eccezionali, abbiamo solo 44 persone in terapia intensiva, delle quali la metà sono ‘corona free’, perché si sono negativizzati. Con queste aperture, abbiamo trasferito la responsabilità dagli ospedali alle persone, ognuno è responsabile della cura. Se ci comportiamo male, è inevitabile che si torni negli ospedali, che tornino i ricoveri. Non bisogna abbassare la guardia, c’è qualcuno che non ha capito che il virus c’è ancora: la mascherina viene vissuta come un atto di coercizione, di imposizione. Penso sia un problema di una cultura strisciante per cui ogni regola nasconde dietro sé un grande fratello, ma finiamola con i complottisti e i terrapiattisti, il paese non può crescere con questa mentalità”.
Insomma, la preoccupazione è tanta, al punto che diversi sindaci hanno minacciato nuove serrate. Effettivamente fa male vedere certe immagini, soprattutto perché è uno schiaffo in pieno volto a chi in questi mesi ha rischiato la propria vita per salvare quella degli altri. Ed è un oltraggio a chi fa di tutto per rispettare le regole e garantire una ripresa economica a rischio contenuto.
Impossibile parlare per il momento di rischio zero, ma basterebbe davvero poco per evitare che la curva dei contagi possa tornare a salire. Per alcuni, fortunatamente una minoranza, la Fase 2 sembra fare rima con “ritorno alla normalità” come se il pericolo sia ormai definitivamente cessato. E spiace vedere tanti ragazzi non comprendere la gravità della situazione e comportarsi come se il problema non li riguardi direttamente.
Del resto non c’è da stupirsi, pensando che fino a pochi mesi fa trasgredire le regole, non soltanto era un’abitudine, ma quasi una moda, un modo per sentirsi liberi e per dimostrare di non avere paura di niente e di nessuno. Un senso di intoccabilità che portava tanti giovani a filmare e divulgare sui social le loro bravate, spesso compiute proprio in spregio a regolamenti e divieti. Ma stavolta c’è in gioco la salute di tutti. E il Paese non può permettersi una nuova ondata di chiusure per i comportamenti irresponsabili di pochi soggetti sciagurati che non possono fare a meno della movida.
Ora i titolari dei locali avranno una responsabilità in più, quella di fare in modo che anche i clienti rispettino le regole, altrimenti potrebbero essere loro per primi ad essere sanzionati. E se fino ad oggi la linea del Viminale era quella di controllare e sanzionare i casi più gravi ma cercando soprattutto di sensibilizzare il cittadino, adesso si è passati alla “tolleranza zero”, ovvero al pugno di ferro, alla mano dura senza troppa comprensione per chi non rispetterà le disposizioni. Ai sindaci sarà inoltre possibile interdire l’accesso alle vie che potrebbero essere a maggior rischio assembramento.
Forse è arrivato il momento che anche i genitori facciano la loro parte, recuperando un po’ di quell’autorità alla quale hanno rinunciato. Ad iniziare da quei genitori che magari, durante il periodo della quarantena, stavano a controllare e a puntare il dito contro i vicini che mettevano il naso fuori dalla finestra e oggi non si accorgono dei potenziali “untori” che hanno in casa.
(Lo_Speciale)