mercoledì, 2 Luglio, 2025
Esteri

Gaza, strage di giornalisti all’Internet Café. Appello di 160 organizzazioni: “Basta con il sistema letale degli aiuti”

Netanyahu alla Casa Bianca il 7 luglio. La Croce Rossa: "66 bambini morti di fame". Trump revoca sanzioni contro Siria

Una giornata di sangue ha colpito nuovamente Gaza. Almeno 95 persone sono morte ieri, tra cui 39 nell’Internet Café Al-Baqa,colpito da un missile israeliano senza alcun preavviso, dove giornalisti, attivisti e civili si ritrovavano per accedere a una delle poche connessioni rimaste. Tra le vittime anche il fotografo Ismail Abu Hatab, noto per le sue immagini che hanno fatto il giro del mondo documentando l’orrore della guerra. Nel resto del territorio, l’esercito israeliano ha colpito una scuola, un ospedale, un bar – dove si festeggiava un compleanno – e un centro per la distribuzione alimentare nel quartiere Zeitoun, dove sono morte almeno 13 persone. L’esercito ha dichiarato di aver colpito nelle ultime 24 ore oltre 140 “obiettivi terroristici”. Secondo la Protezione civile di Gaza, solo nella giornata di ieri sono morte almeno 51 persone. Intanto, la Croce Rossa ha segnalato che almeno 66 bambini sono morti di fame, mentre il sistema sanitario è al collasso. Il carburante è quasi esaurito e gli ospedali non sono più in grado di soccorrere i feriti. Da ottobre 2023, le vittime palestinesi superano le 56.000, di cui almeno 17.000 minori. Le Nazioni Unite hanno condannato le nuove evacuazioni ordinate da Israele nella parte nord e centrale di Gaza, che coinvolgono almeno 150.000 persone. “I civili sono costretti a spostarsi in zone già sovraffollate, prive di infrastrutture e strutture mediche”, ha dichiarato il portavoce Stephane Dujarric.

Appello di 160 organizzazioni

Oltre 160 organizzazioni, tra cui Amnesty International, hanno lanciato un appello congiunto contro lo schema israeliano di distribuzione degli aiuti attraverso la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), definito “letale” e “in violazione del diritto internazionale”. I vecchi 400 punti di distribuzione sono stati ridotti a soli quattro, recintati, militarizzati e accessibili solo attraverso zone pericolose. I civili devono camminare per ore sotto il fuoco per tentare di ricevere razioni spesso insufficienti. Molti muoiono disidratati, dissanguati o schiacciati nella calca. La Sphere Association, che definisce gli standard umanitari minimi, ha condannato il modello GHF, giudicandolo privo di qualsiasi garanzia per la protezione dei civili. Le organizzazioni firmatarie chiedono: il ripristino di un meccanismo di coordinamento umanitario guidato dalle Nazioni Unite; la fine del blocco israeliano che impedisce l’ingresso di aiuti e beni essenziali; un cessate il fuoco immediato e la fine dell’impunità.Il 15 giugno, solo all’ospedale da campo di al-Mawasi sono arrivati oltre 170 feriti, e il giorno seguente oltre 200, in seguito agli attacchi durante la distribuzione di cibo. Ventotto sono morti sul posto.

Netanyahu atteso alla Casa Bianca

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarà ricevuto dal presidente Trump lunedì 7 luglio. Sarà la terza visita da gennaio, nel quadro dei tentativi statunitensi di ottenere una tregua. Trump, secondo fonti interne, potrebbe legare l’aiuto militare americano a Israele alla risoluzione delle accuse di corruzione contro il leader israeliano. L’incontro si inserisce in un momento critico: la guerra di dodici giorni tra Israele e Iran è terminata da poco, ma l’offensiva su Gaza continua. Il ministro Ron Dermer è atteso in questi giorni alla Casa Bianca per colloqui preparatori.

Israele: tensioni alla Corte Suprema

La tensione politica in Israele si è manifestata anche in aula. Ieri l’Alta Corte ha tenuto un’udienza per decidere sulla possibilità che Netanyahu nomini il nuovo capo dello Shin Bet. Alcuni sostenitori del premier, tra cui familiari di vittime di attentati, hanno protestato rumorosamente e sono stati allontanati con la forza. Yair Golan, dei democratici, ha paragonato l’episodio all’assalto al Campidoglio americano del 6 gennaio 2021. Yair Lapid, leader dell’opposizione, ha accusato il governo di incitamento contro la magistratura e ha promesso una riforma costituzionale per tutelare la democrazia israeliana.

Siria Libano e Iran

Il presidente Trump ha annunciato ieri la revoca unilaterale di alcune sanzioni contro la Siria, definendola una mossa per “favorire la stabilità nella regione”. Ma a Teheran l’attenzione resta alta. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, intervistato da CBS, ha affermato che nessun bombardamento potrà distruggere la capacità nucleare del Paese. “Il nostro programma pacifico è motivo d’orgoglio nazionale. Se necessario, ripareremo rapidamente i danni”, ha dichiarato, riferendosi agli attacchi americani del 21 giugno ai siti nucleari di Fordo, Isfahan e Natanz. Araghchi ha ribadito che la fine delle minacce militari è condizione indispensabile per riprendere i colloqui con gli Stati Uniti. Lunedì si sono tenuti i funerali del fisico nucleare Mohammad Reza Sedighi Saber, ucciso in un attacco israeliano nella città iraniana di Astaneh-ye Ashrafiyeh, in cui hanno perso la vita anche 15 suoi familiari. Araghchi ha definito l’attacco “un crimine atroce contro l’umanità”.Parallelamente, secondo fonti riservate, gli Stati Uniti hanno proposto al Libano una roadmap per il disarmo graduale di Hezbollah entro novembre, in cambio del ritiro delle truppe israeliane dal sud del Paese e dello sblocco dei fondi per la ricostruzione. La proposta, trasmessa dall’inviato Thomas Barrack durante un viaggio a Beirut, è contenuta in un documento di sei pagine che prevede anche riforme finanziarie e una normalizzazione dei rapporti con la Siria. Il governo libanese sta elaborando una risposta.

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