Fino al prossimo mese di ottobre la Camera dei Deputati, ovviamente in quel di Roma, esporrà la borsa di Paolo Borsellino, recuperata tra le macerie dell’attentato di via D’Amelio del 19 luglio 1992. L’oggetto assume “un simbolo visibile e un monito”, ha dichiarato Giorgia Meloni, presente alla cerimonia insieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella, al Presidente della Camera Lorenzo Fontana, al Presidente del Senato Ignazio La Russa, alla Presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo, ai figli di Borsellino e a Manuela Canale, figlia del Tenente Colonnello Carmelo Canale. “Ogni sforzo deve essere sostenuto”, ha aggiunto il Premier. “Ho raccontato di aver incominciato il mio impegno politico all’indomani della strage, conservo un’immagine nitida del caldo, delle immagini al telegiornale di quella devastazione e di quell’improvviso senso di urgenza. Quel giorno inizia il cammino che mi ha portato ad essere Presidente del Consiglio».
“A 33 anni di distanza il suo testimone è ancora saldo nelle mani di tanti, trova forma e sostanza nell’impegno che le istituzioni portano avanti”, ha continuato. “Il sacrificio di Borsellino e dei servitori dello Stato che erano al suo fianco non ha motivato solo me, la mia è la storia di tantissime persone, di tanti altri che da quelle stragi di mafia hanno deciso di impegnarsi. Da quelle stragi è partito un movimento di popolo che per la prima volta ha detto visibilmente no alla violenza, al ricatto, all’illegalità, all’omertà in cui la mafia avrebbe voluto condannare l’Italia”.
Meloni sull’impegno civile

“Milioni di italiani hanno preferito impegno all’indifferenza, hanno preferito il coraggio, hanno scelto di percorrere la strada dell’onore della nazione contro il finto onore di uomini che si proclamano d’onore. Borsellino ci ha insegnato che avere paura è umano, ma quando si combatte in ciò in cui si crede il coraggio è più forte della paura. È stata la scintilla di un incendio di speranza, giustizia e di amore per l’Italia». “Vado in tutto il mondo, torno ora dal G7 dove c’è una dichiarazione che parla di combattere le organizzazioni criminali seguendo il principio di ‘follow the money’, seguire i soldi. Questo oggi è di dominio pubblico a livello internazionale ma è partito da qui. La borsa di Paolo Borsellino è il simbolo del dovere e dell’attaccamento al servizio in ogni momento della vita. Borsellino, come Falcone e Livatino, non faceva il magistrato, era un magistrato innamorato della giustizia, della verità, della libertà. La cosa più giusta e bella per onorare questi uomini straordinari consiste nel combattere per affermare gli stessi valori con la stessa determinazione e lo stesso coraggio ogni minuto di ogni singolo giorno», ha concluso il Premier.
Sgomento e rabbia

“Borsellino incarnò il coraggio che ci aiutò a non aver paura di Cosa Nostra», ha affermato Ignazio La Russa. “Il mio sguardo si posa su questa borsa e la mia mente torna al doloroso ricordo di quella tragica mattina del 19 luglio del 1992, quando la notizia dell’attentato esplosivo che a Palermo aveva spezzato la vita di Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta è arrivata pesante come un macigno. Ricordo soprattutto lo sgomento di quelle ore e la rabbia con cui, da parlamentare e da siciliano, non riuscivo ad accettare l’idea che, dopo Giovanni Falcone, la mafia fosse riuscita ad infliggere un altro colpo così crudele. Solo due mesi prima, durante la votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica, insieme a tutti i parlamentari del partito in cui militavo, avevamo votato simbolicamente come Presidente della Repubblica Paolo Borsellino perché nella nostra intenzione vi era l’indicazione di un uomo al di sopra delle parti, la sua caparbietà nel non indietreggiare di fronte al pericolo”.
“Paolo Borsellino e con lui tutte le donne e gli uomini dello Stato che hanno perso la vita per il loro impegno contro la mafia vivranno per sempre nel nostro cuore. Donne e uomini come gli agenti della scorta di Paolo Borsellino (Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio) hanno mostrato senso del dovere e determinazione che restano guida per tutti. Spetta a noi mantenere alta la guardia, difendere gli ideali di giustizia e libertà e tramandare questi valori alle nuove generazioni”.