Cinque alti funzionari del governo greco si sono dimessi il 27 giugno in seguito alle accuse di frode sistemica sui sussidi agricoli dell’Unione Europea, in quello che è stato definito uno dei più gravi scandali finanziari degli ultimi anni nel Paese. Le dimissioni arrivano dopo che la Procura europea (EPPO) ha formalmente accusato due ex ministri e decine di dirigenti pubblici di aver favorito appropriazioni indebite tra il 2016 e il 2023. Al centro dell’inchiesta c’è l’OPEKEPE, l’ente statale incaricato della distribuzione dei fondi agricoli europei, che secondo gli inquirenti avrebbe erogato milioni di euro a cittadini che non possedevano né coltivavano i terreni dichiarati. In molti casi, i beneficiari risiedevano a Creta e avrebbero ricevuto sussidi per pascoli inesistenti. La Commissione Europea ha già inflitto ad Atene una multa da 392 milioni di euro, riducendo del 20% i fondi previsti per il periodo 2023–2027. Le dimissioni riguardano funzionari del Ministero dello Sviluppo Rurale e dell’Agricoltura, tra cui il direttore generale dei pagamenti comunitari e il capo dell’ufficio legale dell’OPEKEPE. Il governo ha annunciato lo smantellamento dell’ente e la creazione di una nuova agenzia “più trasparente e digitalizzata”. Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis, sotto pressione anche da Bruxelles, ha promesso “tolleranza zero” e ha chiesto al Parlamento di accelerare l’approvazione di una legge che rafforzi i controlli sui fondi europei. Ma l’opposizione accusa l’esecutivo di aver coperto per anni le irregolarità, e chiede un’inchiesta parlamentare indipendente. Il caso greco rischia ora di avere ripercussioni sui negoziati europei per la futura Politica Agricola Comune (PAC) post-2027, alimentando le richieste di maggiore condizionalità e trasparenza nell’uso dei fondi.
