Dopo dodici giorni di bombardamenti, la guerra lampo tra Israele e Iran sembra essersi momentaneamente arrestata. Il cessate il fuoco, annunciato ieri, sarebbe stato reso possibile dalla mediazione congiunta degli Stati Uniti e del Qatar. Tuttavia, la tregua si presenta fragile: ieri mattina Teheran avrebbe violato l’accordo con il lancio di due missili, a cui Tel Aviv ha risposto colpendo un radar a nord di Teheran. E mentre Donald Trump si dice “insoddisfatto” e invita Israele a “non sganciare quelle bombe”, a Gaza si continua a morire, con l’ennesima strage davanti a un centro di distribuzione aiuti. Era stato proprio Donald Trump a proclamare, solo due giorni fa, la “fine della guerra dei 12 giorni”, ringraziando pubblicamente Iran e Israele e lodando la loro scelta di porre fine alle ostilità. “Questa guerra poteva durare anni e distruggere l’intero Medio Oriente, ma così non è stato e mai lo sarà”, aveva scritto sul suo social Truth. Tuttavia, ieri il presidente statunitense ha dovuto rivedere i toni: parlando ai giornalisti prima della partenza per il vertice NATO all’Aia, ha definito “insoddisfacente” l’atteggiamento di entrambe le parti, in particolare quello di Israele, accusata di aver “sganciato subito dopo aver accettato l’accordo”. Trump ha confermato che il cessate il fuoco è ufficialmente in vigore e ha lanciato un appello accorato – tutto in maiuscolo – su Truth Social: “Vi prego di non violarlo”. Ha poi precisato: “Non voglio un cambio di regime in Iran. Un cambio di regime porta solo caos”, smentendo quanto aveva lasciato intendere domenica scorsa, quando aveva chiesto se “non fosse ora di un nuovo regime in Iran”. Intanto secondo un aggiornamento del Ministero della Sanità iraniano, il bilancio provvisorio del conflitto è salito a 610 morti e oltre 4.700 feriti. “Negli ultimi dodici giorni, gli ospedali hanno vissuto situazioni strazianti”, ha dichiarato il portavoce Kermanpour. Trump ha confermato che, a suo avviso, “l’Iran non potrà più ricostruire il suo programma nucleare” dopo i raid americani del fine settimana.
La mediazione di Qatar e Stati Uniti
Secondo un’inchiesta del giornalista Barak Ravid (Axios), l’inversione di rotta sarebbe nata da un messaggio di Teheran, trasmesso a Washington tramite Doha, con cui l’Iran si impegnava a non proseguire negli attacchi dopo il raid contro una base americana. La Casa Bianca, a sua volta, avrebbe risposto affermando che non ci sarebbe stata una ritorsione militare e aprendo a nuovi negoziati sul nucleare. I contatti tra Washington e Gerusalemme, così come tra Doha e Teheran, avrebbero portato al cessate il fuoco. Israele, come si legge in una nota ufficiale, ha accolto la proposta di Trump, dichiarando “raggiunti gli obiettivi” e affermando di aver “eliminato la minaccia esistenziale del nucleare iraniano”. Il premier Netanyahu ha però ordinato un attacco “simbolico” in risposta ai missili iraniani, e ha chiesto ai suoi ministri di non rilasciare dichiarazioni.
L’Europa
L’annuncio della tregua è stato accolto con favore dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che ha esortato Teheran a “negoziare seriamente” e ha definito il cessate il fuoco “un passo verso la stabilità”. Parallelamente l’Alta Rappresentante UE Kaja Kallas ha ribadito che l’Unione valuterà la possibilità di misure restrittive se Israele non migliorerà le condizioni umanitarie nella Striscia. “Non vogliamo punire Israele, ma migliorare concretamente la vita della popolazione di Gaza”, ha detto dopo il Consiglio Esteri.Anche la premier italiana Giorgia Meloni, intervenuta ieri al Senato, ha definito la situazione “complessa” ma ha ribadito la fiducia nella possibilità di riprendere un dialogo. “L’Iran, dopo aver violato la tregua, ha comunque ribadito la volontà di rispettarla”, ha detto. “Ciò potrebbe indicare divisioni interne nel regime”.
Gaza: 25 morti in attesa degli aiuti. L’Onu: “Crimine di guerra”
Mentre le cancellerie internazionali si concentrano sul fronte iraniano, la guerra a Gaza continua senza sosta. Ieri mattina, nella zona di Wadi Gaza, le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco su centinaia di civili in fila per ricevere aiuti, uccidendo almeno 25 persone e ferendone oltre 140, 62 delle quali in condizioni critiche. Lo denunciano testimoni e fonti ospedaliere. L’esercito israeliano non ha rilasciato commenti. Secondo l’ONU, l’attuale militarizzazione della distribuzione di cibo nella Striscia rappresenta un “crimine di guerra”. La Fondazione Umanitaria di Gaza (GHF), sostenuta da Israele e Washington, è accusata di aver reso la distribuzione degli aiuti un “abominio”. Il bilancio dall’inizio delle attività della GHF è drammatico: 450 morti e 3.500 feriti, secondo Hamas. Philippe Lazzarini, direttore dell’Unrwa, ha dichiarato che “i principi umanitari devono essere ripristinati”, e che l’agenzia ONU dispone delle competenze necessarie per gestire gli aiuti. Tuttavia, in questo quadro di tensione il Qatar ha annunciato l’avvio di nuovi colloqui indiretti tra Hamas e Israele “nei prossimi due giorni”. Il primo ministro qatariota Al Thani ha espresso la speranza che “Israele non approfitti della crisi con l’Iran per intensificare i bombardamenti su Gaza”. L’Autorità Palestinese ha chiesto un’estensione della tregua anche alla Striscia, sottolineando che “non può esserci stabilità regionale senza un cessate il fuoco a Gaza”.