Un impegno oneroso era previsto, ora la decisione è arrivata con il via libera al decreto “omnibus” approvato dal Governo. Si tratta di “Trecentocinquanta milioni di “sconto” sul Payback sanitario, ovvero l’esborso che le imprese di dispositivi medici devono sostenere per lo sforamento dei tetti di spesa relativi a questi prodotti da parte delle Regioni”. Per Confcommercio il provvedimento “rappresenta un intervento importante in termini di riduzione dell’onere a capo delle imprese del settore, a fronte dello sforamento del tetto di spesa negli anni dal 2015 al 2018”.
Dilazionare i pagamenti
La Confederazione tuttavia, auspica poi alcuni ritocchi in favore delle imprese, affinché: “il decreto possa essere arricchito con la previsione della franchigia fino a 5 milioni di euro e la dilazione dei pagamenti: richieste vitali per assicurare la continuità aziendale delle micro, piccole e medie imprese, maggiormente esposte agli effetti di un provvedimento che continuiamo a considerare profondamente iniquo. In tale contesto, infatti, soprattutto le imprese di piccole dimensioni – anche a fronte della riduzione dell’onere – non avrebbero risorse sufficienti per eseguire i pagamenti nel termine di 30 giorni e si troverebbero esposte al rischio concreto di default, con tutte le conseguenze derivanti sul piano dei livelli occupazionali e con l’interruzione delle forniture al servizio sanitario”.
Colpo per le aziende fornitrici
“Salvate le Regioni ma uccise le piccole imprese”, puntualizza Sveva Belviso, presidente di FIFO sanità Confcommercio, “lo ‘sconto’ di 350 milioni su quanto le aziende fornitrici di dispositivi medici dovranno versare alle regioni (fissato a 500 milioni per il periodo 2015-2018) sulla base del meccanismo di payback per contenere le spese entro i tetti previsti (come succede anche per la spesa farmaceutica) – non rassicura le imprese che temono da sempre la ricaduta economica sui bilanci, al punto di correre il rischio di dover rinunciare alle forniture a ospedali pubblici e Asl”.
Ignorati diversi aspetti
“Pur accogliendo con favore lo stanziamento di 350 milioni da parte del Governo, il testo del decreto ignora completamente tre aspetti fondamentali che avevamo con forza sostenuto e discusso nel tavolo tecnico convocato presso il MEF”, sottolinea Sveva Belviso, “il contributo economico delle Regioni, uniche vere responsabili dello sforamento, la rateizzazione del pagamento per le imprese e l’inserimento di una franchigia di 5 milioni a tutele delle pmi”.
Colpo fatale per le imprese
“L’assenza di tutto ciò”, osserva Sveva Belviso, “rappresenta un colpo fatale per le aziende del settore, aggravato dall’obbligo di versamento entro 30 giorni . È inaccettabile che chi fornisce dispositivi salvavita agli ospedali fallisca per inefficienze di cui non ha alcuna responsabilità. Seppur assurdo”,
conclude il presidente di FIFO sanità Confcommercio, “è doveroso ricordare che la salute dei cittadini resta un diritto costituzionale garantito dallo Stato, non può essere finanziata dalle imprese private”.