Il governo del Pakistan ha annunciato ufficialmente la candidatura del presidente statunitense Donald Trump al Premio Nobel per la Pace 2026, citando il suo “intervento decisivo” nella recente crisi tra India e Pakistan. La proposta, resa pubblica con una nota del Ministero degli Esteri, ha immediatamente acceso il dibattito internazionale. Secondo Islamabad, Trump avrebbe svolto un ruolo chiave nel cessate il fuoco raggiunto a maggio, dopo quattro giorni di scontri armati lungo il confine del Kashmir. “La sua leadership ha evitato un’escalation tra due potenze nucleari”, si legge nel comunicato, che definisce l’ex presidente “un autentico pacificatore”. La candidatura arriva a pochi giorni da un incontro alla Casa Bianca tra Trump e il capo di stato maggiore pakistano, Syed Asim Munir, durante il quale si è discusso di cooperazione strategica e sicurezza regionale. Munir avrebbe anche invitato Trump a una visita ufficiale in Pakistan. La mossa è stata accolta con entusiasmo dai sostenitori del tycoon, che da tempo rivendica il merito di aver mediato in diversi conflitti globali. “Se mi chiamassi Obama, mi avrebbero già dato il Nobel cinque volte”, ha dichiarato Trump su Truth, citando anche il suo presunto ruolo nei negoziati tra Congo e Ruanda e nella distensione tra Serbia e Kosovo. L’India, dal canto suo, ha reagito con freddezza, ribadendo che la questione del Kashmir è “un affare interno” e rifiutando qualsiasi mediazione esterna. Il governo Modi ha definito “infondate” le affermazioni pakistane sul ruolo di Trump nella de-escalation. Il Comitato norvegese per il Nobel non ha ancora commentato la proposta, ma la candidatura – pur controversa – rilancia il dibattito sul ruolo degli Stati Uniti nella diplomazia globale e sull’uso politico dei riconoscimenti internazionali.
