Il Parlamento britannico si appresta a votare in via definitiva la proposta di legge che legalizzerebbe la morte medicalmente assistita per i malati terminali. Dopo anni di dibattiti e tentativi falliti, la Camera dei Comuni ha fissato per il prossimo mese la terza e ultima lettura del disegno di legge, che potrebbe introdurre per la prima volta nel Regno Unito una normativa chiara sul fine vita. La proposta, sostenuta dalla deputata laburista Kim Leadbeater, prevede che solo i pazienti adulti, mentalmente lucidi e con una prognosi di vita inferiore ai sei mesi possano accedere alla procedura. Il percorso richiede due dichiarazioni volontarie, firmate a distanza di sette giorni, e l’approvazione di due medici indipendenti. La decisione finale spetterà a un giudice dell’Alta Corte, a garanzia della legalità e della libera volontà del paziente. Il dibattito ha spaccato il Parlamento trasversalmente: il premier Keir Starmer ha annunciato il proprio sostegno, mentre alcuni ministri laburisti si sono detti contrari per motivi etici e religiosi. I partiti hanno concesso un voto di coscienza, lasciando libertà ai deputati di esprimersi secondo le proprie convinzioni. Le principali associazioni mediche, come la British Medical Association e il Royal College of Nursing, hanno assunto una posizione neutrale, mentre i leader religiosi hanno espresso forte preoccupazione per quella che definiscono “una deriva culturale pericolosa”. Secondo i sondaggi, oltre il 65% dei cittadini britannici è favorevole alla legalizzazione della morte assistita, ritenendola un diritto individuale da garantire in condizioni di sofferenza estrema. Se approvata, la legge dovrà passare alla Camera dei Lord, con un iter che potrebbe concludersi entro la fine dell’anno. Per il Regno Unito, si tratterebbe di una svolta epocale, capace di ridefinire il rapporto tra medicina, etica e libertà personale.