La premier thailandese Paetongtarn Shinawatra si è pubblicamente scusata per la telefonata trapelata con l’ex leader cambogiano Hun Sen, che ha innescato una crisi politica senza precedenti e rischia di far cadere il governo a soli dieci mesi dall’insediamento. La conversazione, registrata e diffusa il 15 giugno, mostra la premier rivolgersi a Hun Sen con toni confidenziali, definendolo “zio” e criticando apertamente un alto generale dell’esercito thailandese, accusato di voler “solo apparire figo” nella gestione della recente crisi al confine con la Cambogia. Le parole hanno suscitato l’ira dei vertici militari e spinto il secondo partito della coalizione, il Bhumjaithai, a ritirare il proprio sostegno all’esecutivo. In una conferenza stampa drammatica, Paetongtarn ha ammesso l’errore, definendo la fuga di notizie “un incidente diplomatico” e assicurando che “non c’è alcuna frattura con l’esercito”. Ha poi invocato l’unità nazionale: “Non abbiamo tempo per divisioni interne. La nostra priorità è proteggere la sovranità del Paese”. La crisi arriva in un momento delicato: l’economia è in affanno, la popolarità della premier in calo e le tensioni con Phnom Penh in aumento dopo gli scontri armati del 28 maggio, costati la vita a un militare cambogiano. Hun Sen, figura ancora influente nella regione, ha chiesto la sospensione dei traffici transfrontalieri e il ricorso alla Corte di Giustizia Internazionale, proposta respinta da Bangkok. Intanto, i partiti conservatori stanno valutando se abbandonare la coalizione, il che lascerebbe Shinawatra con un governo di minoranza. Le forze armate, storicamente ostili alla famiglia Shinawatra, osservano con attenzione.