Tra i frequentatori del web è nota l’esistenza della “manosphere” o “androsphere”, un gruppo di comunità online che condividono contenuti ideati da uomini, per gli uomini e che identificano nel femminismo la causa dei disagi maschili. Meno conosciuto, invece, e per molti inaspettato, il correspettivo femminile. La “womenosphere” è, infatti, parimenti un gruppo di comunità online create dalle donne, per le donne, contro il femminismo e la cultura woke, che crede nei ruoli tradizionali di genere, in linea con i valori conservatori e politici del momento.
Il fenomeno delle “tradwives”
All’interno della “womenosphere” trova casa a pieno titolo il gruppo delle “tradwives”, che si contrappone palesemente ai lunghi anni di lotta per l’emancipazione femminile, in modo sottile e per questo più pernicioso, puntando su una versione edulcorata della vita delle casalinghe per scelta. La tendenza in questione si è sviluppata su Instagram e Tiktok con schiere di mogli “tradizionali”, donne bellissime e curatissime che fanno le casalinghe, le mamme a tempo pieno, vivendo in cottage con adorabili pet e che si affidano per tutto il resto alle cure dell’uomo. Il tutto rigorosamente consegnato al grande pubblico in video che le riprendono nelle faccende domestiche in outfit glamour e à la page, quasi a dimostrare di non essere retrograde, quanto piuttosto all’avanguardia. Insomma, donne che credono nei tradizionali ruoli di genere e in un’idea di matrimonio conservatrice. Tra le più note negli Usa: Gwen Swinarton, Abby Roth, Estee Williams, Ekaterina Andersen, Hannah Neeleman e Nara Smith, tutte con milioni di followers.
Nei loro video cucinano, accudiscono i bambini, fanno giardinaggio, sempre curate nei minimi dettagli, in abiti che aiutano a creare l’estetica della brava ragazza “casa e chiesa”. In alcuni casi, esiste proprio un chiaro richiamo agli Anni ’50, come nei video di Estee Williams, mentre Abby Roth realizza video in cui spiega come diventare una “Stay at home mom”, visibili sul sito “The First Generation Stay-At-Home-Mom”.
L’ideologia dietro la tendenza

Il dubbio che nasce davanti al fenomeno, apparentemente anacronistico, è se si tratti di casi spontanei e isolati, quasi una nuova estetica, oppure se nasconda un preciso ritorno al passato, basato su una ideologia precisa e manipolatoria. “Di solito – spiega Anna Lisa Tota, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Roma Tre – quando si esprimono una serie di valori, si esprime anche una sottocultura di riferimento, quindi immagino che questa sia una sorta di contro ideologia, che va contro la nuova ideologia della cultura delle differenze e che, d’altra parte, invece, è a favore dell’ideologia conservatrice dominante del patriarcato”.
Il fenomeno ha, poi, un trend di penetrazione dei follower davvero impressionante in tutto il mondo, compresa l’Italia, probabilmente attribuibile alla dimensione visiva del mezzo di diffusione. Senza, cioè, l’utilizzo di video che mostrano queste donne nelle loro attività giornaliere, il fenomeno, tramandato solo attraverso le parole, non avrebbe lo stesso effetto. Questi contenuti attirano per la perfezione che viene mostrata e possono creare in chi guarda il desiderio di voler vivere nello stesso modo. “L’elemento visuale – continua la professoressa Tota – ha una capacità di incidere nel nostro immaginario, di scalfirlo o di formarlo, che le parole non hanno. Sartori tanti anni fa scriveva il libro “Homo videns” e aveva ragione, noi siamo inseriti in una cultura assolutamente visuale”.
Le ripercussioni sociali
Una tendenza controversa, che ha scatenato numerose critiche, perché sembra che la volontà comune di tali donne sia quella di rinunciare alla propria libertà e indipendenza per fare della casa, dei figli e del marito la propria unica dimensione. In un video pubblicato a dicembre 2019 su Tiktok, Estee Williams scriveva che le “Traditional wives si sottomettono al proprio marito, credono ‘nel bene e nel male’ e non nel divorzio”. Due frasi che dietro nascondono una concezione della donna che oggi è inconcepibile.
Le ragioni di tale fenomeno potrebbero affondare le proprie radici nel fatto che viviamo in un’epoca in cui l’individuo è concentrato quasi esclusivamente sul lavoro ed è attanagliato dallo stress e dall’ansia, sentimenti soffocanti che potrebbero spingere le donne a smettere di lottare, per farsi mantenere e vivere con la tranquillità – forse apparente – delle donne di altri tempi.
Tali comportamenti potrebbero avere gravi ripercussioni negative in ambito sociale e culturale, seppur legati, magari come contrappasso, inevitabilmente alle trasformazioni della società. Qualche anno fa, nel libro “Movimento e Istituzione”, Francesco Alberoni sosteneva che, quando ci sono delle spinte sociali in grado di trasformare la società, segue sempre una fase di istituzionalizzazione in cui le istanze che sono state portate avanti dal movimento vengono private della loro capacità trasformativa e smussate in tutti i modi possibili. “Ecco, qui stiamo assistendo più o meno alla stessa cosa – dice ancora Anna Lisa Tota -, perché assistiamo all’affermarsi di modelli femminili che sembrano portarci indietro. Ma non è casuale, è una risposta del sistema. Non dobbiamo mai fare l’errore di confondere il fatto che un certo soggetto è femminile o maschile con la posizione che poi ha rispetto alle culture delle differenze e alle istanze dell’emancipazione femminile. Quindi, ci sono molte donne che contribuiscono a contrastare questo tipo di valori e l’immagine delle “traditional wives” va in questa direzione, come se essere una donna vera, autentica, che ha alle spalle dei valori solidi, significa essere una donna tradizionale. Non nel senso positivo del termine, ma in quello patriarcale”.