La guerra tra Iran e Israele continua a intensificarsi sul piano militare, politico e diplomatico, coinvolgendo direttamente le principali potenze mondiali. Le vittime aumentano, i prezzi del petrolio si impennano e i tentativi di mediazione si scontrano con accuse reciproche e ultimatum. Israele ha annunciato ieri di “dominare i cieli sopra Teheran”, con il premier Benjamin Netanyahu che ha lodato l’Aeronautica militare per il “cambio radicale nella natura della campagna“, affermando che il controllo dello spazio aereo consente “attacchi chirurgici alle strutture del regime”, mentre l’Iran “colpisce civili”. In risposta, il portavoce delle forze armate iraniane Reza Sayyad ha invitato la popolazione israeliana a evacuare “tutti i territori occupati“, avvertendo che “nessuna parte della regione sarà sicura“. Il comandante dei Pasdaran, Mohammad Pakpour, ha assicurato che le operazioni militari proseguiranno “anche se Israele dovesse fermarsi“. Il bilancio umano è drammatico: si registrano almeno 224 morti a causa dei raid israeliani. In Israele, il governo ha comunicato 24 vittime e 592 feriti (10 gravi), mentre le forze armate hanno dichiarato di aver subito 350 attacchi missilistici iraniani, di cui 30 andati a segno. Mentre cresce l’ipotesi di un coinvolgimento diretto statunitense, l’Aeronautica americana ha schierato oltre 30 aerei cisterna KC-135 e KC-46 sull’Atlantico, un numero mai registrato prima. Secondo Military Watch Magazine, questi aerei potrebbero essere destinati a rifornire i caccia israeliani o, in caso di escalation, le forze aeree statunitensi. Il quadro si complica di ora in ora, con un Medio Oriente sempre più vicino a un punto di rottura.
La diplomazia in stallo

La Russia si è offerta di ospitare i vertici della Repubblica Islamica e le loro famiglie, in caso la situazione degenerasse. Secondo fonti vicine all’opposizione iraniana, membri dello staff di Ali Khamenei, incluso il vicecapo di gabinetto Ali Asghar Hejazi, sarebbero in contatto con Mosca per garantire un eventuale corridoio di evacuazione. Il Cremlino si dice anche pronto a mediare, ma l’Unione Europea respinge questa possibilità: “La Russia non ha alcuna credibilità come mediatrice“, ha dichiarato il portavoce della Commissione Anouar El Anouni, citando la violazione del diritto internazionale da parte di Mosca e il recente patto strategico tra Russia e Iran. Anche i tentativi dei mediatori regionali sono al momento inefficaci. L’Iran ha fatto sapere a Qatar e Oman che non negozierà “finché sarà sotto attacco”. Un alto funzionario ha smentito le voci su eventuali richieste di mediazione americana, ribadendo che Teheran non intende trattare prima di aver risposto militarmente.
Erdogan e Putin: “Fermare le ostilità”

Il presidente turco Erdoğan e quello russo Putin hanno condannato gli attacchi israeliani definendoli un “atto di forza” e hanno chiesto la cessazione immediata delle ostilità. Erdoğan, in particolare, ha offerto all’Iran un ruolo di facilitazione per la ripresa dei negoziati sul nucleare. Anche Ursula von der Leyen, dal G7 in Canada, ha parlato ieri con Netanyahu, ribadendo che “Israele ha diritto a difendersi”, ma insistendo sulla necessità di “una soluzione negoziata”. Ha inoltre condannato il programma nucleare e missilistico dell’Iran, ricordando che i missili usati contro Israele sono gli stessi impiegati in Ucraina.
Appelli dalla società civile iraniana
In un appello pubblicato su Le Monde, sette personalità iraniane — tra cui i premi Nobel Narges Mohammadi e Shirin Ebadi — hanno chiesto il cessate il fuoco immediato e la fine dell’arricchimento dell’uranio. “Né il programma nucleare né la guerra servono al popolo iraniano”, si legge nel testo. I firmatari esprimono fedeltà all’integrità territoriale dell’Iran ma chiedono un cambio di rotta urgente per salvare vite umane e preservare le basi della civiltà. Intanto, secondo Musa Abu Marzouk, dirigente di Hamas, il conflitto con l’Iran potrebbe spingere Israele verso un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia di Gaza. “Ma questo non implica che Tel Aviv abbandonerà il fronte”, ha avvertito. La situazione umanitaria resta critica: von der Leyen ha definito “inaccettabile” quanto sta accadendo a Gaza e ha chiesto che gli aiuti raggiungano immediatamente la popolazione civile.
Effetti economici

I riflessi del conflitto si fanno già sentire sul piano economico. I prezzi dei carburanti in Italia sono schizzati verso l’alto: la benzina self ha superato gli 1,70 euro al litro, il diesel gli 1,60. Il servito si avvicina ormai a 1,85 euro per la benzina e 1,75 per il diesel, secondo i dati di Quotidiano Energia. La situazione nello Stretto di Hormuz, snodo strategico per l’export di petrolio, preoccupa direttamente l’Italia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato ieri con i suoi omologhi di Arabia Saudita, Qatar e Iraq, sottolineando i rischi per le infrastrutture energetiche e il personale tecnico, incluso quello italiano, attivo nella regione. Tajani ha anche ribadito la necessità di una de-escalation e di un ritorno ai negoziati sul nucleare.