Continuano, per il terzo giorno consecutivo, le violente rivolte nella città di Ballymena, in Irlanda del Nord. Gli scontri, iniziati lunedì, hanno visto gruppi di manifestanti attaccare abitazioni e negozi di immigrati, incendiando auto e lanciando bombe molotov contro la polizia. La situazione è degenerata dopo l’arresto di due adolescenti di origine romena, accusati di un presunto tentato stupro ai danni di una ragazza. Le proteste, inizialmente pacifiche, si sono trasformate in veri e propri atti di teppismo razzista, con bande di incappucciati che hanno preso di mira cittadini dell’Europa dell’Est. Molti residenti hanno esposto bandiere britanniche sulle proprie case per evitare di essere attaccati. La polizia nordirlandese ha risposto con cannoni ad acqua e ha chiesto rinforzi da altre parti del Regno Unito. La premier dell’Irlanda del Nord, Michelle O’Neill, ha condannato duramente gli atti di violenza, definendoli “razzismo puro”. Anche il governo britannico ha espresso preoccupazione per l’escalation degli scontri, mentre il servizio ferroviario tra Belfast e Derry è stato sospeso per motivi di sicurezza. Le rivolte di Ballymena si inseriscono in un contesto più ampio di tensioni sociali legate all’immigrazione. Negli ultimi anni, episodi simili si sono verificati in altre città del Regno Unito e in Irlanda, spesso alimentati da gruppi di estrema destra. La polizia ha già effettuato 15 arresti, ma la situazione resta critica, con il rischio che la violenza si estenda ad altre località. Mentre le autorità cercano di ristabilire l’ordine, la comunità internazionale osserva con preoccupazione l’evolversi degli eventi. La speranza è che il governo nordirlandese riesca a contenere la crisi e a prevenire ulteriori episodi di violenza.