martedì, 1 Luglio, 2025
Esteri

Ucraina: pesanti raid aerei a occidente, Varsavia fa alzare i caccia

Zelensky: "Dirottati in Medio Oriente i missili promessi da Biden". Scambio di accuse sul previsto scambio di salme di soldati

Nella notte tra domenica e lunedì, l’Ucraina ha subito uno dei più massicci attacchi dall’inizio dell’invasione russa: 479 droni esplosivi sono stati lanciati da Mosca, secondo quanto riferito ieri dall’aeronautica militare ucraina. Di questi, 460 sono stati intercettati, insieme a 19 missili su 20. Le esplosioni hanno colpito almeno dieci località del Paese, tra cui Kiev e la regione occidentale di Rivne, dove un civile è rimasto ferito. Nella capitale, un edificio residenziale è stato danneggiato. Di fronte a questa nuova ondata di violenza, anche la Polonia ha fatto decollare i propri caccia come misura preventiva, temendo che i missili potessero oltrepassare i confini ucraini. Varsavia ha spiegato che l’intervento si è reso necessario a causa dell’”intensità” dell’attacco russo, confermando che tutte le unità radar e di difesa aerea erano in stato di massima allerta. A complicare ulteriormente il quadro, l’aeronautica di Kiev ha reso noto ieri che quattro missili ipersonici russi Kinzhal sono stati lanciati dalla regione di Tambov: tutti sono stati abbattuti. Intanto, il presidente ucraino Zelensky ha accusato Washington di aver dirottato 20.000 missili anti-droni promessi a Kiev verso il Medio Oriente. Si trattava di armi sviluppate per contrastare i droni Shahed di fabbricazione iraniana che ogni notte colpiscono il territorio ucraino. “Non era un progetto costoso, ma per noi vitale“, ha dichiarato Zelensky in un’intervista ad ABC News, esprimendo delusione per l’improvviso cambio di priorità da parte dell’amministrazione Trump.

Il fronte interno russo

Parallelamente il ministero della Difesa di Mosca ha riferito ieri di aver abbattuto 49 droni ucraini in varie regioni: tra cui la Repubblica di Ciuvascia, a circa 600 km da Mosca, dove due droni hanno provocato un incendio in una fabbrica che produce sistemi per la guerra elettronica, costringendo l’impianto alla sospensione dell’attività. Secondo l’intelligence militare ucraina, Mosca starebbe anche impiegando un nuovo drone d’attacco, il V2U, capace di selezionare autonomamente i bersagli grazie all’intelligenza artificiale. Il drone conterrebbe componenti di origine estera, tra cui un minicomputer cinese Leetop, un modulo NVIDIA americano, sensori Sony giapponesi e relè della svizzera-statunitense TE Connectivity. L’impiego principale si concentrerebbe nella regione di Sumy, nel nord-est ucraino.

Scambi umanitari e accuse politiche

Intanto è stato confermato l’inizio di un nuovo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Secondo le autorità di entrambi i Paesi, lo scambio – che coinvolge militari sotto i 25 anni o gravemente feriti – avverrà in più fasi e nel massimo riserbo per motivi di sicurezza. Molti dei soldati ucraini rientrati erano in prigionia dal 2022, alcuni sin dai primi giorni dell’invasione su larga scala. Tuttavia, Zelensky ha accusato Mosca di manipolare politicamente l’operazione: “La Russia gioca sporco”, ha detto il presidente ucraino, “se non rispetteranno l’accordo, ciò getterà grandi dubbi sulla loro reale volontà di porre fine alla guerra”.

Rutte rilancia la NATO, Mosca minaccia

Nel frattempo le cancellerie occidentali si preparano a nuovi scenari. Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha lanciato ieri a Londra un appello per quadruplare la capacità di difesa aerea e missilistica dell’Alleanza, portando la spesa per la sicurezza al 5% del PIL: il 3,5% per la difesa militare diretta e l’1,5% per attività correlate. “Il pericolo non scomparirà con la fine della guerra in Ucraina”, ha avvertito, esortando l’Europa a non attendere oltre. La risposta del Cremlino è arrivata per bocca del portavoce Dmitry Peskov: “La NATO ha gettato la maschera. È uno strumento aggressivo, e ora lo mostra apertamente. La Russia reagirà a questa escalation, soprattutto nei confronti dei nuovi membri come Svezia e Finlandia, che si trovano ai nostri confini”. Nel frattempo, è stato annunciato l’inizio dell’offensiva russa nella regione di Dnipropetrovsk. Peskov ha spiegato che l’obiettivo è “creare una zona cuscinetto”. Tuttavia, nessun nuovo round negoziale è in programma. Il portavoce ha anche elogiato il premier ungherese Viktor Orbán, definendolo “l’unico leader europeo che crede nel dialogo”.

Lavrov: “La Germania è ancora quella di Hitler”

Infine, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha scelto un controverso forum ultraconservatore per lanciare un attacco frontale alla Germania. Ha accusato il cancelliere Friedrich Merz di avere una “mentalità hitleriana”, in riferimento a dichiarazioni secondo cui Berlino tornerà ad avere il più grande esercito convenzionale d’Europa. L’intervento è avvenuto al “Future Forum 2050”, organizzato dall’oligarca Konstantyn Malofeev e dal filosofo ultranazionalista Alexandr Dugin. Tra i relatori figurava anche Errol Musk, padre del noto imprenditore Elon. Lavrov ha anche parlato degli Stati Uniti: “C’è una volontà dell’amministrazione Trump di riavviare il dialogo strategico”, ha detto, ma ha sottolineato la necessità di “un riequilibrio” delle relazioni. Quanto all’invasione dell’Ucraina, ha ribadito che “proseguirà fino alla formalizzazione degli esiti sul terreno”, affermando che la Russia è pronta al dialogo, ma senza interrompere l’offensiva.

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