Il National Institutes of Health (NIH) intendono chiudere i Centri per la Ricerca sulle Malattie Infettive Emergenti (CRIED), istituiti nel 2020 sotto la guida di Anthony Fauci. Questa decisione, sebbene controversa, rappresenterebbe, per il NIH, un passo necessario per riorganizzare le risorse e potenziare l’efficacia della ricerca sulle malattie emergenti. I CRIED erano stati creati per studiare la trasmissione di virus e patogeni dagli animali all’uomo, con un finanziamento iniziale di 17 milioni di dollari, destinato a salire fino a 82 milioni in cinque anni. Tuttavia, nonostante l’ambizioso progetto, i risultati conseguiti non avrebbero giustificato il mantenimento di una rete così estesa. Numerosi esperti hanno criticato la dispersione delle risorse e la mancanza di impatti concreti nella prevenzione di nuove pandemie. Se confermata, la chiusura dei CRIED consentirà al NIH di concentrare gli investimenti su programmi più mirati e innovativi, evitando la sovrapposizione di studi e garantendo una gestione più trasparente dei fondi pubblici. Inoltre, questa scelta rifletterebbe la necessità di un approccio più pragmatico alla ricerca, con un focus su tecnologie avanzate e collaborazioni più efficaci con istituzioni internazionali. Sebbene alcuni ricercatori abbiano manifestato preoccupazione per la conclusione del progetto, il NIH ha assicurato che la lotta contro le malattie infettive proseguirà con strategie più efficienti e meno dispersive. La chiusura dei CRIED segnerebbe quindi una svolta nella gestione della ricerca biomedica, con l’obiettivo di garantire risultati più concreti e un utilizzo ottimale delle risorse disponibili.