La città di Los Angeles è al centro di una nuova crisi politica e sociale dopo una serie di raid sull’immigrazione condotti dalle autorità federali, che hanno portato all’arresto di oltre 40 persone in diverse zone della metropoli. L’operazione, guidata dall’Immigration and Customs Enforcement (ICE), ha scatenato violente proteste, con manifestanti che si sono scontrati con la polizia davanti a un grande negozio di mobili, Home Depot. In risposta ai disordini, il presidente degli Stai Uniti, Donald Trump, ha ordinato l’invio di 2.000 agenti della Guardia Nazionale, dichiarando che il governo federale “affronterà il problema delle rivolte e dei saccheggiatori nel modo appropriato”. La decisione ha suscitato reazioni contrastanti: il governatore della California, il democratico Gavin Newsom, ha definito la mossa “volutamente provocatoria”, sottolineando che rischia solo di aumentare le tensioni. Secondo il segretario alla Difesa Peter Hegseth, se la violenza dovesse proseguire, potrebbero essere mobilitati anche i marine di stanza a Camp Pendleton, in California. Il governo federale giustifica l’operazione come una misura necessaria per contrastare l’immigrazione clandestina, mentre i critici la vedono come una strategia elettorale per rafforzare il consenso tra gli elettori conservatori. Le proteste continuano a intensificarsi, con gruppi per i diritti civili che denunciano l’uso eccessivo della forza da parte delle autorità. Nel frattempo, il consolato del Messico ha offerto assistenza legale ai cittadini messicani coinvolti nei raid. La situazione resta tesa, mentre il mondo osserva con attenzione gli sviluppi di questa crisi che potrebbe avere ripercussioni a livello nazionale.
