Nella giornata di ieri, mentre le bombe continuavano a cadere sulla Striscia, l’esercito israeliano ha annunciato il recupero del corpo di Pinta Nattapong, l’ultimo ostaggio thailandese ancora nelle mani di Hamas. Il ritrovamento è avvenuto a Rafah, nel sud di Gaza, durante un’operazione congiunta delle Forze di Difesa israeliane (IDF) e dello Shin Bet. Secondo le autorità israeliane, Nattapong è stato assassinato dalle Brigate Mujahideen, un piccolo gruppo armato presente nella Striscia, lo stesso che sarebbe responsabile della morte della famiglia Bibas il cui destino aveva commosso l’opinione pubblica israeliana. Il Ministero degli Esteri thailandese ha confermato la notizia con “profonda tristezza”. Secondo il portavoce Nikorndej Balankura, Nattapong era l’ultimo cittadino thailandese ancora detenuto a Gaza. Il suo corpo è stato localizzato grazie alle informazioni raccolte durante l’interrogatorio di un palestinese arrestato dalle forze israeliane. Intanto Gaza conta nuove vittime. Secondo la protezione civile locale, almeno 56 persone sono morte ieri in attacchi aerei israeliani, 16 dei quali solo nel quartiere Sabra di Gaza City, dove due missili hanno colpito un edificio residenziale. Tra le vittime si contano sei bambini. Circa 85 persone risultano ancora disperse sotto le macerie. “È un massacro”, ha dichiarato un portavoce della protezione civile. Anche nel giorno dell’Eid al-Adha, la “Festa del sacrificio”, i raid non si sono fermati: 42 morti sono stati registrati nella sola giornata di festa. Per motivi di sicurezza, la Gaza Humanitarian Foundation ha sospeso la distribuzione degli aiuti, chiedendo alla popolazione di evitare i centri di raccolta.
Ostaggi: 20 vivi, 33 morti, 2 dispersi
Israele ha aggiornato il bilancio ufficiale degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas: 20 sarebbero vivi, 33 morti e due in condizioni sconosciute. La situazione, già drammatica, è resa più tesa dalle condizioni sempre più complesse sul campo. Hamas, dal canto suo, avverte che la resistenza armata proseguirà finché l’aggressione israeliana continuerà. “Le perdite subite da Israele sono solo un anticipo di ciò che lo aspetta”, ha dichiarato Abu Obeida. Nel frattempo, Hamas ha lanciato un avvertimento: Matan Zangauker, un ostaggio israeliano, si troverebbe proprio in una delle zone assediate dalle forze israeliane. Il portavoce delle Brigate al-Qassam, Abu Obeida, ha dichiarato che, in caso di morte dell’uomo durante un tentativo di salvataggio, “la responsabilità ricadrà interamente su Israele”.
Idf: “mancano 10.000 soldati”
La pressione militare su Israele si fa sentire anche sul piano interno. In una conferenza stampa, il portavoce delle IDF, generale di brigata Effie Defrin, ha ammesso che all’esercito mancano almeno 10.000 soldati, di cui 6.000 da impiegare direttamente nei combattimenti. Le carenze si inseriscono in un contesto di polemica politica acceso sulla coscrizione degli ebrei ultraortodossi, esentati finora dal servizio militare obbligatorio. Il governo Netanyahu è sotto pressione da più fronti e fatica a mantenere la coesione interna in un conflitto che si protrae da otto mesi. Negli ultimi sette giorni, otto soldati israeliani sono morti nei combattimenti a Gaza, quattro dei quali ieri a Khan Younis. È il numero settimanale più alto di caduti dall’inizio dell’anno. In totale, dal 7 ottobre, i militari israeliani morti nel conflitto sono 866.
Milizie locali armate da Israele
La notizia che ha sollevato più polemiche, tuttavia, riguarda una pratica finora solo sospettata: l’Idf ha confermato ufficialmente: “Sì, stiamo fornendo supporto a gruppi contrari al governo di Hamas”, ha dichiarato il generale Defrin. “È parte della nostra strategia per far crollare Hamas. Salva la vita dei nostri soldati”.La dichiarazione ha fatto seguito alle rivelazioni di Avigdor Lieberman, ex ministro della Difesa e attuale membro della Knesset, secondo cui il governo israeliano starebbe fornendo armi a “gruppi di criminali”. Lieberman ha parlato di “una banda guidata da Yasser Abu Shabab”, attiva nella regione di Rafah. Secondo l’European Council on Foreign Relations, Abu Shabab è a capo di una tribù beduina accusata di aver saccheggiato convogli umanitari. “Cosa ha rivelato Lieberman?”, ha domandato ironicamente Netanyahu in un video pubblicato su X. “Che stiamo usando un clan di Gaza contro Hamas? È una cosa buona. Salva vite”.
Evacuazioni e crisi umanitaria
L’Idf ha ordinato ieri nuove evacuazioni nel nord di Gaza, precisamente nei quartieri di Abd al-Rahman a Gaza City e al-Nahda nel campo profughi di Jabalia. Si tratta di aree densamente popolate, già colpite duramente da bombardamenti. Le evacuazioni coincidono con la sospensione della distribuzione di aiuti da parte delle ONG locali, che parlano di “rischi insostenibili” per la sicurezza dei civili. Intanto, a Tel Aviv, si moltiplicano le pressioni sul governo per risolvere l’impasse militare e sociale. L’opinione pubblica israeliana guarda con crescente preoccupazione al futuro della campagna a Gaza. E mentre i fronti si moltiplicano – militare, diplomatico e interno – il conflitto sembra sempre più destinato a una lunga e dolorosa permanenza.