A poche ore dall’apertura dei seggi, il clima politico si surriscalda attorno ai referendum dell’8 e 9 giugno. Il Partito democratico lancia l’ultimo appello alla mobilitazione, trasformando il voto in una sfida diretta alla tenuta del governo. “Se andassero a votare più persone di quante abbiano votato Giorgia Meloni alle politiche – 12,3 milioni – sarebbe un avviso di sfratto al Premier”, ha dichiarato il Capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, intervistato da Radio Cusano Campus. “Anche se il quorum non si raggiungesse, un’alta partecipazione sarebbe un segnale politico chiarissimo”. Il Centrodestra, dal canto suo, continua a difendere la linea dell’astensione. Matteo Salvini ha accusato la Cgil di strumentalizzare il voto per fini politici: “Qualunque cosa faccia il governo, la risposta è sempre no. Ma tanti iscritti alla Cgil non ne possono più e non andranno a votare”. Sulla stessa linea Augusta Montaruli, di Fratelli d’Italia, che rivendica il diritto all’astensione: “Non ritirerò la scheda, è una scelta politica e legittima”.
Molto più duro il Movimento 5 Stelle. Chiara Appendino, Vicepresidente del M5S, attacca frontalmente il Primo Ministro: “Meloni oggi ha paura degli italiani. È la stessa che nel 2016 accusava il governo Renzi di sabotare il referendum sulle trivelle. Ma oggi è lei a voler sabotare la partecipazione popolare”. La deputata ha poi rilanciato il contenuto dei quesiti referendari: “Chi rifiuta più sicurezza sul lavoro, chi si gira dall’altra parte mentre i precari aumentano, non sta con i lavoratori”.
