Il primo ministro della Mongolia, Luvsannamsrain Oyun-Erdene, ha ufficialmente rassegnato le dimissioni il 3 giugno 2025, dopo settimane di proteste popolari contro la sua gestione del governo e numerose accuse di corruzione che hanno scosso la nazione. La crisi politica è esplosa a seguito della diffusione sui social network di immagini compromettenti che ritraevano il figlio del premier, Temuuleni Luvsannamsrai, mentre sfoggiava uno stile di vita lussuoso e ostentato, con borse firmate di note case di moda, gioielli dal valore elevato e viaggi esclusivi in località prestigiose. Le proteste, che erano iniziate a maggio, hanno visto migliaia di cittadini di Ulan Bator scendere in piazza per chiedere a gran voce una maggiore trasparenza nella gestione politica e la fine definitiva della corruzione diffusa tra le élite al potere. La rabbia popolare è stata ulteriormente alimentata dalla crescente disparità economica nel paese, che nel 2024 ha registrato un tasso di inflazione del 9%, rendendo il costo della vita sempre più insostenibile per la maggior parte della popolazione. Il parlamento mongolo ha quindi approvato una mozione di sfiducia nei confronti del premier con 44 voti a favore e 38 contrari, decretando così la fine del governo guidato da Oyun-Erdene. Il primo ministro ha commentato la sua decisione affermando: “È stato un onore servire il mio paese in tempi così difficili”, pur negando con fermezza tutte le accuse di corruzione, che ha definito “diffamatorie e infondate”. Attualmente, la Mongolia si trova in una fase di grande incertezza politica: il premier dimissionario rimarrà in carica ad interim fino alla nomina di un successore, che dovrà avvenire entro i prossimi 30 giorni. Questa crisi ha messo in luce le profonde tensioni interne che attraversano il paese, stretto in una posizione geopolitica delicata tra la Cina e la Russia, e potrebbe avere importanti ripercussioni sulle relazioni internazionali della Mongolia nei mesi e negli anni a venire.