Il 3 giugno 2025, la Corea del Sud è tornata alle urne per eleggere un nuovo presidente, dopo sei mesi di crisi politica seguiti alla destituzione dell’ex capo di Stato Yoon Suk-yeol. Il paese ha attraversato un periodo di profonda instabilità, culminato nel fallito tentativo di Yoon di imporre la legge marziale, evento che ha portato al suo impeachment e alla convocazione di elezioni anticipate.
Il candidato favorito è Lee Jae-myung, leader del Partito Democratico, che secondo i sondaggi gode del 49% di consensi, contro il 35% del principale avversario Kim Moon-soo, esponente del Partito del Potere Popolare. La campagna elettorale è stata caratterizzata da forti tensioni, con accuse reciproche e scandali che hanno coinvolto entrambi i candidati. Lee ha puntato su una politica di apertura verso la Cina e su una maggiore stabilità economica, mentre Kim ha sostenuto una linea più conservatrice e filo-americana.
L’affluenza alle urne è stata elevata, segno di un forte coinvolgimento popolare in un momento cruciale di transizione politica. Gli osservatori internazionali hanno evidenziato l’alto livello di trasparenza del processo elettorale, confermando il consolidamento democratico della Corea del Sud.
Il futuro presidente dovrà gestire le relazioni con Stati Uniti e Cina, mantenendo un delicato equilibrio strategico tra le due superpotenze. Inoltre, sarà chiamato ad affrontare sfide interne come la crisi economica, la disoccupazione giovanile e la crescente polarizzazione politica.
Mentre la Corea del Sud attende i risultati ufficiali, il mondo osserva con attenzione gli sviluppi, consapevole che questo voto potrebbe ridefinire gli equilibri geopolitici dell’Asia orientale.
