lunedì, 2 Giugno, 2025
Attualità

Minacce alla figlia del Premier, bufera sui social. Meloni: “Un clima malato, è odio ideologico”

Un utente augura alla bambina “la sorte della ragazza di Afragola”. Valanga di reazioni dal mondo politico

“Auguro alla figlia della Meloni la stessa sorte della ragazza di Afragola.” Un messaggio breve, glaciale, postato sui social da un utente apparentemente legato al mondo scolastico. Bastano queste poche parole a scuotere le istituzioni, a indignare l’opinione pubblica e a riaccendere il dibattito sul clima di odio che, sempre più spesso, dilaga nelle piattaforme digitali travolgendo ogni confine di civiltà. A ricevere la minaccia, stavolta, non è solo il Premier, da mesi bersaglio di un’aggressività politica crescente, ma sua figlia Ginevra, una bambina di appena 7 anni. Il riferimento alla tragedia di Martina Carbonaro, la giovane di Afragola uccisa barbaramente, rende il gesto ancora più crudele. Perché sfrutta un femminicidio per colpire un leader politico, trasformando il dolore di una famiglia in un’arma da brandire contro un’altra.

Il messaggio e le reazioni

A denunciare pubblicamente quanto accaduto è stata la stessa Meloni, con parole dure, ma misurate, pubblicate su X: “Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire”. Il post ha immediatamente generato un’ondata trasversale di solidarietà, toccando la quasi totalità delle forze politiche e istituzionali. Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato verifiche immediate, poiché l’autore del post risulterebbe un dipendente del Ministero dell’Istruzione: “Stiamo effettuando tutte le verifiche utili a individuare l’identità dell’autore di questo atto indegno. Le autorità preposte sapranno adottare provvedimenti esemplari. Nessuna tolleranza verso la violenza”.
A esprimere il proprio sdegno sono intervenuti i vertici dello Stato. Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana ha parlato di “parole vili e inaccettabili”, mentre il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha definito “ripugnanti” le minacce, rivolgendo un “forte e affettuoso abbraccio” alla bambina.

Altre parole

Messaggi simili sono arrivati da tutti i Ministri del governo Meloni: da Santanchè a Schillaci, da Musumeci a Piantedosi, passando per Eugenia Roccella, che ha posto l’accento sul paradosso di chi, mentre predica rispetto e inclusione, non esita a colpire una bambina per attaccare una madre. Non meno dure le parole dei capigruppo parlamentari: Malan, Gasparri, Lupi, Ricciardi, Patuanelli, Romeo, Molinari, Bonelli, tutti hanno parlato di gesto vile, disumano, che “offende la coscienza civile del Paese”.
E se la reazione della maggioranza è stata univoca e immediata, anche l’opposizione ha preso posizione netta. Il Senatore dem Francesco Verducci ha definito inaccettabile “l’istigazione all’odio” e l’Europarlamentare Irene Manzi ha ricordato che “il rispetto e la civiltà non devono mai venir meno, nemmeno nel conflitto politico più acceso”. Più articolato, e forse più amaro, l’intervento del Deputato Angelo Bonelli (AVS), che pur condannando con fermezza le minacce, ha evidenziato come in passato anche lui sia stato oggetto di campagne di odio politico: “Il 7 ottobre 2024, il quotidiano Il Tempo mise in prima pagina la mia foto segnaletica, insieme a quella di altri leader dell’opposizione, come presunti complici dell’attacco terroristico di Hamas. Anche quello è odio”.
L’episodio riapre con urgenza una riflessione collettiva sul linguaggio della politica, sulla responsabilità pubblica e sull’impatto delle piattaforme sociali nella radicalizzazione dell’odio. In un Paese che da anni assiste alla normalizzazione della violenza verbale, l’attacco a una minore segna un punto di non ritorno. Il Ministro del Turismo Daniela Santanchè lo dice apertamente: “Siamo giunti a un punto in cui tutto sembra concesso. Questo gesto ci lascia senza fiato. È fondamentale condannare questi atti e, al tempo stesso, educare al rispetto e al confronto sano. Solo così possiamo costruire una società migliore”. Anche il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia ha evidenziato il pericolo dell’esempio negativo: “I social network stanno diventando una zona franca dove la viltà e l’aggressività si diffondono senza filtri. Bisogna riportare il dibattito nei binari della civiltà”.
Ma oltre alla giustizia penale, è il senso civico a dover essere risvegliato. Come ha scritto Giorgio Mulè, Vicepresidente della Camera: “Nella palude putrida dell’inciviltà sprofondano oggi le minacce alla figlia di Giorgia Meloni e alle figlie di Matteo Piantedosi. Questo clima pretende di essere bonificato dal rispetto reciproco, da parte di chiunque abbia responsabilità nelle istituzioni e nella politica”.

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