domenica, 25 Maggio, 2025
Giovani

I ragazzi tra solitudini e violenze

L’impegno del Governo e il caso Caivano. Ora serve una azione ampia delle istituzioni nel creare una svolta che sostenga l’intero mondo giovanile dal recupero di chi delinque agli aiuti per chi studia

I delitti che vedono protagonisti gli adolescenti sono raddoppiati. L’allarme degli psichiatri: fenomeno che è solo la punta visibile di un iceberg

In dodici mesi gli omicidi commessi da minorenni sono più che raddoppiati. Una tensione che appare concreta e palpabile quando ci si imbatte in frotte di ragazzi che ostentano quella “durezza” del gruppo, quella ostilità sociale tale da innescare più di una riflessione e timore da parte di un passante che dovesse trovarsi sulla loro strada. Sociologia e psicologia ci insegnano, che da sottofondo a questa ruvidità spigolosa, c’è un mondo di fragilità, di vissuto emotivamente irrisolto, ad iniziare da quello delle relazioni affettive e sociali. Nel mondo in cui credono di vivere, quello della bolla mediatica, ogni atteggiamento appare lecito, ogni linea rossa può essere superata, ogni forma aggressiva incentivata, salvo poi confrontarsi con la realtà dove le cose cambiano fino a rovesciarsi. Nel quotidiano questa vulnerabilità, dal super ragazzo al ragazzo perso in solitudine, viene inglobata nelle regole belluine del gruppo, dove si è pronti a qualsiasi azione e aggressione.

L’escalation del crimine

Il tema della violenza giovanile è così diventato un elemento di crisi sociale. Un fronte da dove emergono notizie sempre più drammatiche. I dati di Criminalpol e rilanciati dalla Società italiana di psichiatria e psicopatologia forense sono lancinanti per la loro crudezza.
Nel 2023 i minori coinvolti in omicidi rappresentavano il 4% del totale nazionale. Nel 2024 la percentuale è balzata all’11,8%. In numeri assoluti, significa che si è passati da 14 a circa 35 casi in un solo anno, a fronte di un calo complessivo degli omicidi (da 340 a 319).

Esplosione di disagio e violenza

Si tratta come spiegano gli stessi esperti di un pericoloso paradosso tanto crudele quanto immotivato: mentre in generale si uccide di meno, i più giovani uccidono di più. E spesso, uccidono altri giovani. “Anche le vittime minorenni aumentano: dal 4% al 7%. Una dinamica inquietante, che interroga famiglie, scuole, istituzioni sanitarie e la politica”, si sottolinea nel rapporto. In più la Società italiana di psichiatria e psicopatologia forense. Non si tratta più di emergenza passeggera, ma di un fenomeno che è solo la punta visibile di un iceberg. Dietro ai numeri, aggiungiamo noi, c’è una crisi sistemica, fatta di disagio psicologico, uso di sostanze, contesti familiari disgregati, dispersione scolastica, emarginazione sociale.

Interventi frammentati

“Ci troviamo davanti a una vera e propria esplosione del disagio psichico tra i minori, che però il nostro sistema non è attrezzato a contenere”, osservano Liliana Lorettu ed Eugenio Aguglia ai vertici della Sippf, che ricordano come i rimedi sono da mettere a punto mentre si assiste alla frammentazione dei Dipartimenti di Salute Mentale, “che agiscono in ordine sparso”.

Il consumo di droghe e alcol

C’è poi un tema che si impone su un contesto già difficile, una criticità definita della “doppia diagnosi”: la compresenza di un disturbo mentale e di un consumo problematico di droghe o alcol. Un binomio che, secondo 48 studi internazionali, riguarda fino all’80% degli adolescenti che fanno uso di sostanze. Argomento complesso che possiamo entrarci solo ascoltando le osservazioni dei medici.
“Oggi non esistono percorsi di cura integrati tra Sert e servizi psichiatrici per minori”, commenta Lorettu. In pratica per la Società italiana di psichiatria e psicopatologia forense “Ognuno lavora per conto suo, i ragazzi vengono rimbalzati da una struttura all’altra, senza un punto fermo, senza un riferimento, senza un luogo dove sentirsi davvero ascoltati. I genitori sono lasciati soli, gli insegnanti impreparati, i medici senza strumenti. È una deriva che ha conseguenze devastanti, come dimostrano gli episodi di cronaca più recenti”. Accanto a questi scenari, c’è una componente ancora più fragile e invisibile: quella dei giovani migranti, spesso non accompagnati, che arrivano in Italia privi di reti, prospettive e tutele.

L’impegno del Governo, il caso Caivano

Malgrado le pesanti difficoltà è necessario trovare una via di uscita. Non possiamo lasciare i giovani soli, nel contempo è necessario intervenire con determinazione. La politica, se davvero intesa come servizio sociale e di impegno cristiano, non può far vinta di nulla. Sappiano che il Governo del premier Giorgia Meloni ha posto in essere iniziative di impatto significativo sociale e culturale, come nel caso del Comune di Caivano con il parroco don Maurizio Patriciello, un piano ambizioso di recupero sociale dei ragazzi. “Partendo da questo territorio, l’obiettivo che ci diamo è che un domani possa diventare da problema a esempio. Con la collaborazione di tutte le istituzioni”, ha fatto presente Giorgia Meloni. Ma serve per i giovani uno sforzo maggiore e più ampio. Siamo chiamati tutti ad essere partecipi di un svolta per dare strumenti di recupero e di sostegno per il domani. In un altro contesto quello dei giovani studenti, un esempio, è arrivato ieri da Confindustria e il Festival dell’Economia in corso a Trento. Nell’ambito della iniziativa “Le voci del domani”, due ragazzi hanno spiegato le difficoltà dei giovani studenti ad inserirsi nel mondo del lavoro. Siamo d’accordo con quando dal palco del Festival dell’Economia sottolinea un universitario, Riccardo Valle. “Non bisogna affrontare i giovani come staccati dalla società. Se non possiamo costruirci un futuro diventiamo anche un problema sociale”. Come si vede il mondo giovanile ha molte sfaccettature, con le quali dobbiamo fare i conti, c’è necessità di un recupero e nel contempo di sostegni. Il futuro è da costruire, ma senza le nuove generazioni non possiamo nemmeno provare a descriverlo.

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