“Da parte russa non abbiamo visto alcun passo avanti concreto per la pace”. Una dichiarazione netta quella di Giorgia Meloni cha ha voluto così dissipare ogni ambiguità sulla posizione del governo italiano riguardo alla crisi in Ucraina. L’occasione è stata l’incontro a Palazzo Chigi con la Premier danese Mette Frederiksen, al termine del quale le due leader hanno illustrato ai giornalisti le rispettive strategie comuni, in primis sul conflitto russo-ucraino e, in parallelo, su un’iniziativa congiunta per affrontare i nodi irrisolti delle convenzioni europee in materia di immigrazione. Ma è stato il tema della guerra in Ucraina a occupare il centro del dibattito.
“Dobbiamo innanzitutto ringraziare il Presidente Zelensky e il governo ucraino”, le parole del Primo Ministro, “per aver dimostrato anche in queste settimane la propria sincera volontà di perseguire la pace”. L’Italia, ha ribadito Meloni, “riconosce lo sforzo dell’Ucraina di rispondere positivamente a proposte di cessate il fuoco e di partecipare a negoziati, anche a livello alto”. Una disponibilità che, secondo Roma, non ha però trovato riscontro da parte russa: “Credo valga la pena ricordarlo per smontare una certa narrativa secondo la quale i russi sarebbero disponibili alla pace. Non è così”.
Lavori in corso

Meloni ha confermato che “si sta lavorando a un nuovo turno di negoziati”, sottolineando l’importanza del coordinamento tra i partner europei e gli Stati Uniti: “Siamo in contatto costante con i leader Ue e ho sentito anche il Presidente Trump qualche ora fa”, L’obiettivo è far partire un tavolo che vada oltre la diplomazia di facciata: “La priorità è che ci siano negoziati seri, con interlocutori realmente disposti a fare passi avanti”. In questo senso, l’Italia guarda con favore alla disponibilità del Vaticano ad ospitare un eventuale incontro tra le delegazioni di Kiev e Mosca. “Ritengo molto preziosa la disponibilità del Pontefice. Stiamo vagliando questa e altre ipotesi. Ognuno faccia la sua parte”, ha aggiunto il Premier.
L’approccio italiano resta saldamente ancorato a due principi: la difesa dell’integrità territoriale ucraina e la necessità di garanzie di sicurezza per Kiev. “Non si può parlare di pace senza prevedere un cessate il fuoco credibile e un accordo complessivo che tuteli l’Ucraina e prevenga nuove aggressioni”. Meloni ha poi ribadito che l’Italia, insieme agli altri partner europei, continuerà a sostenere l’Ucraina non solo sul piano militare, ma anche su quello umanitario e ricostruttivo. “Siamo impegnati in un percorso che punti alla stabilità e al futuro dell’Europa. L’aggressione russa non può restare impunita, e deve trovare una risposta unitaria, salda e determinata”.
Immigrazione e convenzioni europee
Durante la conferenza congiunta con Frederiksen, Meloni ha annunciato anche un’iniziativa politica che vede Italia e Danimarca unite in un ambizioso progetto: “Aprire un dibattito pubblico e politico su alcune convenzioni europee che oggi non sono più in grado di affrontare le grandi questioni del nostro tempo, a partire dal fenomeno migratorio”. Un messaggio chiaro rivolto a Bruxelles, ma anche ai partner dell’area Schengen, invitati a ripensare strumenti giuridici e regole d’asilo scritte decenni fa e ormai superate dalla realtà dei flussi migratori attuali. “Serve il coraggio di affrontare i problemi dove si manifestano senza schemi ideologici, ma con pragmatismo e spirito di cooperazione”.
Dialogo con la Bulgaria

Sempre ieri, Meloni ha ricevuto a Palazzo Chigi anche il Primo Ministro bulgaro Rossen Jeliazkov. Un incontro incentrato su infrastrutture, energia e difesa, ma anche sull’allargamento dell’Unione Europea e sul rafforzamento delle politiche comuni in materia di immigrazione. “È emersa una piena consonanza tra Roma e Sofia”, si è letto in una nota di Palazzo Chigi, “sul bisogno di soluzioni innovative e coordinate”. Anche qui, il dossier Ucraina ha trovato spazio. I due leader hanno condiviso la necessità di “lavorare a una pace giusta e duratura” e di continuare il sostegno all’Ucraina, che si è guadagnata la solidarietà e il rispetto di molte cancellerie europee per la sua tenace resistenza e la disponibilità al dialogo.