La Russia ha intensificato significativamente l’attività militare lungo il confine con la Finlandia, in quello che molti analisti leggono come un possibile preludio a una nuova fase strategica post-conflitto ucraino. Le immagini satellitari analizzate dal New York Times e confermate da fonti della NATO mostrano la costruzione di nuove infrastrutture militari, l’allestimento di file di tende da campo, hangar per jet da combattimento in fase di ristrutturazione e l’attivazione di una base per elicotteri precedentemente inutilizzata. Queste operazioni rappresenterebbero, secondo il quotidiano statunitense, la fase iniziale di un’espansione più ampia e duratura. La NATO, pur minimizzando il paragone con il rafforzamento militare russo al confine ucraino prima dell’invasione del 2022, riconosce il potenziale rischio: la frontiera russo-finlandese, che si estende per 1.335 km, è oggi la più lunga linea di contatto tra la Russia e l’Alleanza Atlantica. La Finlandia, entrata nella NATO due anni fa, ha mantenuto finora una posizione prudente. Helsinki ha dichiarato che il dispiegamento russo attuale non rappresenta una minaccia immediata. Tuttavia, il crescente interesse strategico per le aree artiche – sempre più contese – alimenta i timori che questa zona possa diventare un nuovo punto caldo nello scenario geopolitico europeo. Nel frattempo, la stessa Finlandia ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina: munizioni per un valore di 90 milioni di euro, acquistate dall’industria finlandese e finanziate attraverso i proventi dei beni russi congelati, nell’ambito del Fondo europeo per la pace. Intanto la NATO monitora con attenzione ogni movimento al confine finlandese e le capitali europee cercano un’intesa su nuovi fondi per Kiev. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, in visita a Roma, ha definito la prossima settimana “cruciale” per le trattative in corso. “Il diavolo si nasconde nei dettagli”, ha affermato, “ma ciò che ci unisce è la volontà di trovare una pace duratura”.
Amnesty International bandita dalla Russia
Allo stesso tempo il Cremlino continua a stringere la morsa sulle organizzazioni internazionali. Amnesty International Limited è stata ufficialmente dichiarata “organizzazione indesiderabile” dalle autorità russe. L’accusa: sostenere l’Ucraina e promuovere “progetti russofobici globali”. Fondata nel 1961 e con sede a Londra, Amnesty è attiva nella difesa dei diritti umani in tutto il mondo. Secondo il procuratore generale russo, l’organizzazione giustificherebbe i “crimini dei neonazisti ucraini” e promuoverebbe l’isolamento politico ed economico della Russia. La dichiarazione comporta pene fino a cinque anni di carcere per i cittadini russi che collaborino con il gruppo, contribuendo ad accentuare il clima repressivo.
Putin: “Andremo fino in fondo”
In questo quadro, Vladimir Putin è tornato a promettere il completamento dell’“operazione” avviata in Ucraina nel 2022. In un frammento del documentario celebrativo Rossiya. Kremlin. Putin. Twenty-Five Years, il presidente russo ha ribadito: “Abbiamo forze e mezzi sufficienti per portare a termine ciò che è stato avviato, eliminando le cause della crisi e garantendo la sicurezza della Russia”. Putin ha poi evocato la protezione delle comunità russofone nei territori ucraini occupati, reiterando le giustificazioni storiche della guerra.
Vittime civili a Kherson
Nel frattempo, nella regione di Kherson, le forze russe hanno colpito zone residenziali nella notte di domenica. Una donna di 75 anni è morta sotto le macerie della sua casa. Nelle ore successive, un uomo di 76 anni ha perso la vita in un attacco di droni a Kakhovka. Gli attacchi hanno danneggiato 17 abitazioni, una fabbrica, due palazzi e la stazione ferroviaria di Kherson. I passeggeri sono stati evacuati a Mykolaiv. Secondo le autorità militari ucraine, si è trattato del più massiccio attacco con droni dall’inizio della guerra: 112 gli ordigni lanciati da Mosca, di cui 76 neutralizzati grazie a contromisure elettroniche o abbattimenti diretti. Le regioni colpite includono Sumy, Kharkiv, Donetsk, Cherkasy e Kirovohrad. D’altra parte, la Russia non è riuscita a completare con successo il previsto test del missile balistico intercontinentale RS-24 Yars. Il lancio, che avrebbe dovuto avere luogo dalla regione di Sverdlovsk poche ore prima di una telefonata tra Putin e Trump, è stato annullato per motivi non specificati. Secondo l’intelligence ucraina, l’obiettivo era intimidire Kiev e l’Occidente. Non è la prima volta che un simile test fallisce: nel 2023 e nel settembre 2024 episodi simili avevano già sollevato dubbi sulla reale efficienza dell’arsenale strategico russo.