Un accordo nella maggioranza alla fine sulla regolarizzazione dei lavoratiori stranieri è stato raggiunto e il premier Giuseppe Conte ha potuto annunciare l’approvazione del Decreto Rilancio, rimasto bloccato per giorni a causa dei contrasti fra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle.
I media riferiscono di una forte insoddisfazione dei dem che sarebbe stata manifestata direttamente a Conte, non più tanto contro le alzate di testa di Matteo Renzi e di Italia Viva ma proprio contro gli alleati maggiori, i pentastellati appunto. Non è un caso che negli ultimi giorni, tanto il segretario Nicola Zingaretti che altri autorevoli esponenti del Pd, abbiano evidenziato come, in caso di crisim non ci saranno altri governi ma soltanto il voto.
Come riferisce Il Tempo però nel M5S si sarebbero registrate giornate ad altissima tensione, soprattutto fra il premier Conte e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che a quanto pare sarebbe riuscito a portare dalla sua parte il reggente Vito Crimi che non a caso negli ultimi giorni, proprio sulla regolarizzazione dei migranti, aveva alzato ripetutamente i toni.
A Di Maio non sarebbe piaciuta la gestione del caso legato alla liberazione di Silvia Romano, di cui sarebbe stato tenuto all’oscuro fino alla fine. Il titolare della Farnesina, secondo rumors di stampa, sarebbe stato informato soltanto a cose fatte, addirittura dopo l’annuncio della liberazione della cooperante italiana rapita in Kenya, da parte del premier.
Di Maio, stando a quanto riferisce ancora Il Tempo, sarebbe deciso a riconquistare la leadership del Movimento sbarrando la strada al suo concorrente più temuto, Alessandro Di Battista che non a caso si sta facendo strada come “voce critica” del governo giallorosso e dell’eccessivo appiattimento dei 5S al Pd e alla sinistra.
Per questo Di Maio avrebbe deciso di alzare i toni contro la sanatoria degli immigrati proposta della renziana Bellanova e contro il Mes caro ai dem e al ministro Gualtieri, andando allo scontro con il premier Conte e la maggioranza e strizzando l’occhio all’elettorato più a destra del Movimento. E Crimi è sembrato deciso a tenergli gioco, anche a seguito degli ultimi sondaggi che sembrerebbero registrare una leggera ripresa dei consensi.
Ma ad agitare la maggioranza ci sarebbero anche altre questioni, ad iniziare dalla gestione del Ministero della Giustizia. Il Pd sarebbe sempre più scontento dell’operato di Bonafede, al pari di Italia Viva e anche di alcuni settori pentastellati. Pesa come un macigno la vicenda della scarcerazione dei boss per motivi di salute, cui si sono aggiunte le accuse del pm antimafia Di Matteo contro il ministro.
Il centrodestra ha presentato una mozione di sfiducia che la maggioranza quasi certamente respingerà (resta in dubbio cosa farà Italia Viva) ma sono in molti a scommettere che quando l’emergenza coronavirus sarà passata, si renderà inevitabile un rimpasto di governo. Anche perché, oltre a Bonafede, pare che Dem e Italia Viva avrebbero molto di che lamentarsi anche sull’operato del ministro dell’Istruzione Azzolina.
Insomma appare evidente come a tenere in vita il governo sia principalmente la concomitanza di tre fattori: l’emergenza Covid-19, la difficoltà di dare vita ad un’altra maggioranza parlamentare in grado di sostenere un governo diverso e soprattutto la paura del voto anticipato.
E così, la faticosa mediazione degli ultimi giorni da parte del premier Conte ha permesso l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto Rilancio.
Esso contiene: aiuti per 55 miliardi a famiglie e imprese: 25,6 miliardi per i lavoratori, 15-16 per le aziende, 3,25 miliardi alla sanità, 1,4 miliardi a università e ricerca, 2 miliardi per il turismo. Tagli per 4 miliardi di tasse fra cui il taglio della rata di giugno dell’Irap, il blocco dei licenziamenti per 5 mesi. E poi la regolarizzazione per 6 mesi di braccianti, colf e badanti.
Conte ha detto che non è stato impiegato un minuto in più del necessario per trovare un accordo. Eppure questo minuto è sembrato non finire mai. (Lo_Speciale)