Dopo quasi tre anni di battaglia legale, il tribunale di Mayville, New York, ha condannato Hadi Matar a 25 anni di carcere per l’accoltellamento di Salman Rushdie avvenuto nel 2022 durante un festival letterario alla Chautauqua Institution. La sentenza rappresenta la pena massima prevista per tentato omicidio di secondo grado e aggressione, reati per cui Matar era stato riconosciuto colpevole lo scorso febbraio. L’attacco si verificò il 12 agosto 2022, mentre Rushdie si preparava a parlare di libertà di espressione davanti a un pubblico di 1.400 persone. Matar, allora ventiquattrenne, si scagliò contro lo scrittore colpendolo ripetutamente al torace e alla testa. Le ferite furono gravissime: Rushdie perse la vista dall’occhio destro e subì una parziale paralisi della mano sinistra. Secondo i procuratori, Matar agì ispirato dalla fatwa emessa nel 1989 dall’Ayatollah Khomeini, che condannava Rushdie a morte per il suo romanzo “I Versetti Satanici”. L’accusa ha inoltre evidenziato i legami di Matar con ambienti radicalizzati e la sua presunta collaborazione con il gruppo paramilitare Hezbollah, motivo per cui è imputato anche in un processo federale per terrorismo. Durante l’udienza, Matar ha definito Rushdie un “ipocrita e un bullo”, senza mostrare alcun segno di pentimento. Il giudice David Foley ha respinto ogni richiesta di riduzione della pena, sottolineando la gravità dell’aggressione e il suo impatto sulla libertà di espressione. La condanna di Matar rappresenta una tappa fondamentale nella vicenda di Rushdie, che ha vissuto per decenni sotto minaccia di morte. Nonostante le gravi ferite, lo scrittore ha continuato a difendere il diritto alla libertà di parola, raccontando la sua esperienza nel memoir “Knife”, pubblicato nel 2024.